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Registro elettronico, come funziona e quali sono i reali giovamenti per le scuole

Il registro elettronico è ormai realtà nella maggior parte delle scuole italiane. Tra critiche infondate ed oggettivi limiti strutturali, si aprono le porte per la realizzazione di una scuola 2.0.
A cura di Daniele Cretella
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La scuola italiana è da sempre nel mirino dell'opinione pubblica. Strutture fatiscenti, insegnanti non all'altezza del proprio compito, scarsa preparazione degli alunni e chi più ne ha più ne metta. C'è sempre un aspetto negativo messo in evidenza senza che ci si preoccupi di verificare se quello di cui si discute corrisponda effettivamente alla realtà (troppo comodo sparare a zero, perché doversi preoccupare di un "dettaglio" irrilevante?). Soltanto un professore o un preside potrebbero avere da ridire, ma si sa, loro sono "di parte". Perfino quando si parla di innovazione (ed in questo caso ce n'è tanta) si cerca disperatamente un appiglio per poter criticare la scuola italiana.

Il registro elettronico è ormai diventato realtà nelle scuole italiane (in particolare nelle scuole medie inferiori e superiori) da quasi un anno sotto il nome di "Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie", ma è soltanto a partire dall'anno scolastico 2013/2014 che la maggior parte degli istituti è riuscita a trovare i fondi necessari per avviare il progetto e renderlo finalmente operativo, tra software, hardware e insegnanti da formare.

Ma quali sono i vantaggi del registro elettronico? Essenzialmente, così come nella maggior parte dei settori della pubblica amministrazione, lo scopo è di "smaterializzare" tutta la documentazione relativa ad alunni e professori rendendola fruibile a tutte le persone interessate attraverso il web. Una password fornita ad ogni genitore ed ogni professore riesce a garantire, da una parte l'attualità della situazione scolastica degli alunni, dall'altra la trasparenza e la "tassatività". Una tutela che corre su due binari paralleli che appare come una vera e propria rivoluzione (almeno teorica) nell'ambito dell'insegnamento. La privacy è comunque garantita: ogni "utente" ha accesso soltanto alle proprie informazioni personali. In sostanza non è possibile appellarsi a trattamenti differenziati o arbitri da parte del professore attraverso il registro elettronico.

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Come funziona. Sul tema si è molto discusso. Il problema principale del registro elettronico, almeno dal punto di vista software, sta nel fatto che ogni istituto ha adottato una soluzione che potrebbe essere anche molto diversa rispetto a quella di un altro. Sia chiaro, le funzionalità e le caratteristiche di ogni software adottato rispetta gli standard legislativi e dunque nulla cambia sotto il profilo teorico. Ma è del tutto evidente che un professore che copre le sue ore settimanali in più istituti viene a contatto con diversi strumenti che potrebbero "confondere le idee" durante l'utilizzo (e le confondono davvero). La maggior parte dei software sono in realtà delle "web app" utilizzate per ampliare la compatibilità con computer e tablet, salvo la necessità in alcuni casi di utilizzare browser web specifici come Mozilla Firefox o Chrome (problemi piuttosto seri vengono riscontrati con Safari dalla maggior parte degli utenti).

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Le strutture. Più che un problema della scuola italiana, si potrebbe parlare di "problema italiano" per quanto riguarda le strutture. Il registro elettronico è stato introdotto (anche se si tratta di un obbligo "non obbligatorio" dal momento che è necessaria una valutazione dei fondi dell'istituto per rendere esigibile tale adempimento) ma ciò che manca è tutto il resto. Al di là dei computer e tablet che vengono acquistati principalmente attraverso i progetti PON (Programmi Operativi Nazionali) finanziati dall'Unione Europea, quello che manca nella maggior parte degli istituti è una rete che tenga. Basti immaginare le decine e decine di dispositivi utilizzati contemporaneamente durante l'orario scolastico. Sono davvero poche le strutture in grado di garantire un corretto funzionamento del registro elettronico (a volte mancano banchi e sedie, figuriamoci una buona connessione WiFi) e probabilmente è questo uno degli aspetti che lascia maggiormente l'amaro in bocca. Nulla che non si possa risolvere nel prossimo futuro, ma è del tutto evidente che il lancio di un servizio con tali caratteristiche avrebbe dovuto godere di una visione a 360° di ciò che è la situazione concreta all'interno degli istituti italiani.

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L'utilizzo da parte dei professori. La domanda che viene spontaneo porsi a questo punto è la seguente: i professori sono in grado di utilizzare correttamente il registro elettronico? Partendo dal fatto che all'interno degli istituti dove il nuovo strumento digitale è già diventato realtà i docenti partecipano a "corsi di formazione" per imparare ad utilizzare al meglio il registro elettronico, è possibile rispondere alla domanda partendo da almeno due profili (tra i quali ve ne possono essere di intermedi che non prenderemo in considerazione secondo una considerazione analogica): quello del professore alle prime armi con il mondo dei computer e quello del veterano. Una distinzione che mette in evidenza le qualità informatiche dei docenti nella maggior parte delle volte in maniera speculare alla loro età.

E' del tutto evidente che i professori alle prime armi con l'informatica avranno maggiori difficoltà nell'apprendimento delle nuove tecnologie. Almeno per i primi tempi. Le principali difficoltà si riscontrano nella registrazione dei voti e delle assenze degli alunni, spesso legate a meccanismi inizialmente non troppo intuitivi. Fino a qualche anno fa, probabilmente non avrebbero mai immaginato di dover "scendere a compromessi" con i personal computer, in alcuni quasi sconosciuti all'inizio della carriera da insegnante. Ma è proprio in questi soggetti che viene riscontrata, un po' dappertutto, la voglia di "superare l'ostacolo". Per molti, infatti, si tratta essenzialmente di un nuovo stimolo, della serie "non si smette mai di imparare".  Del tutto differente è l'esperienza per i veterani dell'informatica. Sono quei docenti che sono cresciuti e maturati assieme al computer negli ultimi decenni ed il loro utilizzo professionale si va semplicemente ad innestare in una conseguenza "naturale". E' proprio in riferimento a questi che si basa l'intero progetto legato al registro elettronico, ossia alle nuove generazioni.

Insomma, l'introduzione del registro elettronico in Italia è, per molti aspetti una vera e propria rivoluzione, anche se appare ancora acerba dal punto di vista strutturale. Ma le premesse per una scuola 2.0 sono ormai state tracciate e non resta che assistere alla sua evoluzione, magari anche con un pizzico di fiducia.

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