Ricariche Tim, Vodafone e Wind con 1 euro in meno: gli utenti hanno diritto a un rimborso?
Lo scenario è sempre lo stesso. Da un lato ci sono i gestori telefonici che provano in tutti i modi ad introdurre metodi con i quali far aumentare i propri utili, dall'altro ci sono il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) e l'Autorità del garante delle comunicazioni che tentano di frenare queste pratiche "illecite". Al centro di questa infinita lotta tra il bene il male ci sono i consumatori che, come al solito, si vedono quasi "costretti" ad accettare le costanti rimodulazioni contrattuali dei gestori di rete fissa e mobile.
Lo stop ale ricariche farlocche da 1 euro in meno
E quanto accaduto in questi ultimi mesi è l'esempio più lampante della mente diabolica dei gestori telefonici che hanno escogitato e messo in atto l'ormai conosciutissima pratica delle ricariche da 5 o da 10 euro a favore di un traffico pari a 4 o 9 euro, con un euro perso nel processo giustificato con la "scusa" dell'attivazione di bonus offerti (ma, in realtà, pagati) ai consumatori come giga aggiuntivi o chiamate gratuite. Bonus che, chiaramente, non a tutti interessano ma che sono diventati praticamente obbligatori.
Un caso palese di pratica per aumentare i ricavi ai danni degli utenti, assimilabile alle bollette a 28 giorni che, tra l'altro, "va a colpire gli utenti più deboli, cioè quelli che preferiscono piccoli tagli di ricarica perché, ipoteticamente, potrebbero essere in difficoltà economiche o studenti".
Ma come in ogni storia che si rispetti, il villain viene sempre combattuto dal super eroe di turno. E in questo caso il bene ha sconfitto il male: l'Autorità garante delle comunicazioni ha definito "illecita" questo tipo di attività, diffidando i tre operatori dal continuare a proporre questa tipologia di ricarica e dandogli 30 giorni (a partire dal 20 dicembre 2019) per bloccare la pratica.
Cosa succede ora: possibili rimborsi in arrivo?
Partendo dal presupposto che ormai il fenomeno delle ricariche con 1 euro in meno è quasi alla fine e che Vodafone, ad esempio, ha già rassicurato che a partire da gennaio 2020 reintrodurrà i tagli di ricarica da 5 e da 10 euro, con solo traffico telefonico, presso i tabaccai, bar, edicole e ricevitorie, gli scenari che si potrebbero presentare per gli utenti dopo la delibera dell'Autorità sono molteplici e (probabilmente) potrebbero includere la possibilità di ricevere un rimborso, così come è accaduto lo scorso luglio 2019 con le bollette a 28 giorni dei gestori di telefonia fissa.
Certo, le. SIM ricaricabili sono ben diverse dai contratti telefonici di linea fissa, ma nulla vieterebbe all'Agcom far valere i diritti dei consumatori e garantirgli un rimborso per quell'euro pagato, obbligatoriamente e senza una reale necessità, in fase di ricarica. Ma se da un lato i gestori sono velocissimi a far pagare sempre più (e illecitamente) i propri utenti, dall'altro quando si tratta di rimborsi il percorso è sempre molto tortuoso. Basti pensare al caso dei rimborsi per le bollette a 28 giorni: dopo la sentenza dei giudici del Tar del Lazio, l'Agcom ha dovuto avviare un'ulteriore procedura sanzionarla nei confronti di tutti gli operatori che avrebbero dovuto riconoscere i rimborsi automaticamente a tutte le persone interessate. Cosa che non è mai successa.
Quindi, a questo punto la domanda è lecita: è possibile chiedere un rimborso per la ricarica da 5 e 10 euro con 1 euro in meno? La risposta, ad oggi, è no. E se potrebbe essere molto più verosimile uno scenario in cui i gestori reintrodurranno le ricariche tradizionali, dopo essersi intascati come se niente fosse, "illecitamente" e per diverso tempo l'euro maledetto con ogni ricarica di piccolo taglio, nulla renderebbe impossibile il vero trionfo della giustizia e dei diritti dei consumatori che, protetti dall'ottima Agcom, nei prossimi mesi potrebbero riuscire ad ottenere il (dovuto) rimborso per queste ricariche farlocche.