Robot candidato sindaco in Giappone? Non esattamente
A Tama, località giapponese a ovest di Tokyo, sarebbe stata accolta la candidatura di un robot come sindaco. Dopo la questione del ginoide Sophia – primo robot con cittadinanza – e la prima intelligenza artificiale impiegata per selezionare il personale, ormai non dovremmo stupirci di niente. Ma come per i precedenti citati anche in questo caso i tabloid tendono ad esagerare. In Occidente possiamo prendere per buono che ancora nessun robot potrebbe candidarsi, non essendo previsto per legge che gli sia riconosciuto alcun diritto, mentre magari qualcuno potrebbe essere portato a pensare che in un paese così lontano come il Giappone – rinomato per essere all'avanguardia nella robotica – si possano già candidare alle elezioni amministrative delle intelligenze artificiali.
Cosa significa “intelligenza artificiale” oggi?
La traduzione del manifesto elettorale non sembra lasciare adito a dubbi: “Per la prima volta nel mondo, un robot sbarca alle elezioni”. Si parla proprio di una “intelligenza artificiale” in grado di cambiare la città. Come spiegavamo già in articoli precedenti, quando si parla di AI occorre sempre stare attenti a contestualizzare. Il concetto infatti può essere inteso in senso forte (una macchina dotata di coscienza) o debole (un potente calcolatore in grado di simulare certe interazioni umane); al momento – con buona pace dei soliti proclami sensazionalisti – non è stata ancora realizzata l’intelligenza artificiale in senso forte, ragione per cui ci risulta difficile credere che un robot giapponese possa addirittura essere candidato sindaco.
Chi c’è dietro il robot-sindaco?
Il resto del testo presente nei manifesti elettorali ci aiuta a intuire meglio di cosa si tratta: “Con la nascita di un ‘sindaco-robot’ […] Scriveremo rapidamente leggi giuste e accumuleremo know-how tecnico per guidare le nuove generazioni”. Oltre al concetto di sindaco-robot virgolettato abbiamo anche indizi che fanno pensare ad un progetto di democrazia diretta mediato attraverso gli strumenti informatici a nostra disposizione. Sembra proprio un’operazione di marketing politico più che una vera “candidatura robotica”. Ed effettivamente dietro tutto questo c’è il vero candidato Michihito Matsuda. A confermarcelo è lo stesso account Twitter del cosiddetto robot-sindaco. Non è la prima volta del resto che in Giappone si presentano candidature bizzarre, dove si arriva addirittura a indossare costumi e maschere. Alla fine comunque l'operazione di marketing non sembra aver funzionato, gli abitanti di Tama infatti hanno bocciato la candidatura di Matsuda.