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Scompare per 45 giorni, poi lo ritrovano in hotel a giocare ai videogiochi

Per 45 giorni un uomo bulgaro ma residente a Tokyo è scomparso. Non era stato rapito né aveva avuto un malore improvviso: l’uomo è stato ritrovato in una stanza di hotel intento ai giocare ai videogiochi.
A cura di Redazione Tech
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Per 45 giorni un uomo bulgaro ma residente a Tokyo è scomparso, costringendo anche il padre 70enne a prendere un volo per Tokyo in seguito alla perdita di comunicazioni con il figlio. Che però non era stato rapito né aveva avuto un malore improvviso: l'uomo è stato ritrovato in una stanza di hotel intento ai giocare ai videogiochi, per i quali ha smesso di rispondere al telefono e non si è presentato a lavoro per più di un mese. Il protagonista della vicenda, il cui nome non è stato rivelato, ha alle spalle problemi di dipendenza da cocaina e gioco d'azzardo.

L'uomo è stato inserito nella lista delle persone scomparse dopo non essersi presentato per diversi giorni a lavoro presso l'azienda di Tokyo che lo aveva assunto. La polizia l'ha trovato in una stanza d'albergo intento a giocare ai videogiochi, ma non è riuscito a convincerlo a lasciarla. Così il padre dell'uomo, un 70enne, è dovuto volare fino in Giappone per convincere il figlio a uscire dalla stanza e a farsi curare. In seguito all'incidente, l'uomo ha intrapreso un percorso di riabilitazione di 6 settimane e lavorerà ora con un esperto di dipendenze, Tony Martini.

Martini, che in passato ha aiutato persone dipendenti da droga e gioco d'azzardo, vede la dipendenza da videogiochi come un problema reale in grado di colpire diverse persone nel mondo. Marini ha inoltre chiesto al servizio sanitario nazionale scozzese di aprire un'unità speciale dedicata esclusivamente alla dipendenza da videogiochi. Anche per l'Organizzazione Mondiale della Sanità la dipendenza da videogiochi, o “Gaming disorder”, è una malattia mentale a tutti gli effetti ed è stata inclusa nella bozza dell’undicesima Classificazione Internazionale delle Malattie, che entrerà in vigore nel 2022. In questo caso, e anche in quello del consulente Martini, si parla ovviamente di problemi di dipendenza reale e non del semplice giocare ai videogiochi.

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