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Secondo il Congresso USA le aziende tech sono un monopolio che va fermato

Un documento di più di 400 pagine pubblicato dal comitato giudiziario della Camera degli Stati Uniti ha messo sotto i riflettori le pratiche di alcune delle multinazionali tech più potenti degli Stati Uniti, tra le quali Google, Amazon, Facebook e Apple, accusate di sfruttare la loro posizione per schiacciare la concorrenza.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Google, Amazon, Facebook, Apple e gli altri colossi della Silicon Valley hanno troppo potere nelle proprie mani: è questa la conclusione alla quale è arrivato il comitato giudiziario della Camera degli Stati Uniti, che in queste ore ha pubblicato un rapporto nel quale si sottolinea come – così come stanno operando al momento – queste multinazionali minano lo sviluppo di una sana concorrenza in tutti i settori in cui operano.

Il documento di più di 400 pagine è il risultato di indagini approfondite sull'operato dei maggiori gruppi tecnologici statunitensi che oggi governano la quotidianità digitale di miliardi di persone. Le conclusioni non sono positive: "Si rileva l'esistenza di uno schema operativo allarmante, che affossa la competizione e azzoppa l'innovazione".

Le pratiche sulle quali vengono puntati i riflettori sono numerose. Gruppi come Apple, Google e Amazon ad esempio competono con aziende avversarie proprio sugli store digitali che esse stesse gestisono, e grazie ai quali detengono un potere sulle avversarie: è il caso di Epic Games (che nei prossimi mesi sarà impegnata in tribunale proprio contro Apple per una vicenda che ha al centro le regole dell'App Store e la sua stessa esistenza su iOS) ma anche di Spotify, Kobo e molti commercianti presenti su Amazon.

Fare leva sulle proprie possibilità economiche per comprare le aziende avversarie prima che riescano a rappresentare una minaccia concreta è un'altra pratica condannata dal rapporto e particolarmente in voga tra le multinazionali della Silicon Valley. Ovviamente non tutte le operazioni hanno fatto rumore come quelle multi miliardarie che hanno messo le chiavi di WhatsApp e Instagram nelle mani di quello che poi sarebbe diventato il gruppo Facebook. Le startup acquistate nel corso degli anni da questi gruppi però sono state centinaia e centinaia: l'apporto di ciascuna ha contemporaneamente rafforzato il potere dell'azienda che l'ha comprata e impedito che un nuovo soggetto si potesse affacciare sul mercato tentando di emergere con le sue forze.

La proposta del comitato è quella di pensare a un quadro di norme che limitino il potere delle aziende in questi ambiti. Potrebbero essere ad esempio riviste le condizioni imposte agli sviluppatori o ai commercianti per poter vendere le loro app o i loro prodotti sulle piattaforme dei colossi; un'altra soluzione può essere quella di cambiare l'approccio alle acquisizioni, alle aziende l'onere di dimostrare che l'operazione non ha una natura anticompetitiva.

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