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Senza gli utenti cinesi e quelli di Apple, Fortnite è un gioco morto?

L’abbandono degli utenti cinesi segue l’espulsione di Fortnite dall’App Store che nel 2020 è costata allo sviluppatore la presenza di 76 milioni di giocatori.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Da poche ore a questa parte Fortnite ha perso un'ampia fetta di videogiocatori, che non possono più collegarsi ai server di gioco per sfidarsi con amici e rivali: si tratta degli utenti cinesi, che già dal 1 novembre non potevano più creare nuovi personaggi e che da oggi, 15 novembre, hanno perso completamente ogni accesso al titolo sviluppato da Epic Games. Non è chiaro a quante persone la casa di sviluppo abbia dovuto rinunciare abbandonando la sua presenza in Cina ma questo colpo — unito all'addio a tempo indeterminato sulla piattaforma iOS dell'anno scorso — sta spingendo molti a pensare che il titolo abbia i mesi contati.

Il precedente

La prima emorragia di utenti Fortnite l'ha subita con la scommessa fatta dalla dirigenza di Epic Games e sfociata nella causa legale contro Apple. Il gioco ha violato scientemente il regolmanento dell'App Store di Apple per aver attivato un canale di pagamento parallelo che evitava di corrispondere alla casa di Cupertino la sua percentuale di guadagni, e permetteva di abbassare il prezzo dei beni virtuali acquistabili nel gioco. Tra le conseguenze del contenzioso legale aperto tra le due, Fortnite il titolo è rimasto bandito dai negozi digitali di Apple e ha perso così 76 milioni di giocatori che si connettevano a Fortnite esclusivamente da iPhone o da iPad.

L'impatto sui giocatori

A detta di Epic Games la cifra rappresenta circa il 60 percento degli utenti di Fortnite ai tempi, alla quale ora si aggiunge un quantitativo imprecisato di utenti cinesi persi in queste ore; l'impatto di questo secondo colpo potrebbe però passare inosservato per gli utenti nostrani. Innanzitutto in Cina il gioco non ha mai avuto un lancio ufficiale: è stato introdotto come beta e privato della funzionalità di acquisti in-app che lo rende appetibile per gli utenti e remunerativo per gli sviluppatori. Inoltre in Cina Fortnite ha concorrenti parecchio agguerriti e non ha avuto tempo né modo di diventare un fenomeno di costume come in occidente. Infine i server che hanno chiuso i battenti in queste ore non erano in comunicazione con le macchine presenti nel resto del mondo: finora insomma i giocatori cinesi sono comunque rimasti confinati in una bolla, e il loro addio non avrà un impatto devastante sul resto della comunità di Fortnite.

Le prospettive per Epic Games

Non è ancora chiaro il motivo della chiusura di Fortnite in Cina, anche se una delle ipotesi è proprio che al gioco non siano infine state concesse le autorizzazioni per vendere oggetti e beni virtuali agli utenti cinesi. Sul breve periodo dunque la casa di sviluppo potrebbe non subire contraccolpi particolari a causa della decisione presa; anzi, finora ha dovuto mantenere attivi server frequentati da persone che giocavano gratis senza poter acquistare nulla). D'altro canto però la mossa preclude all'azienda l'accesso a un mercato cinese remunerativo, che le avrebbe fatto utile per competere con gli altri avversari presenti su due fronti.

Da una parte ci sono altri battle royale come PUBG, che in Cina è entrato con successo a scapito di un cambio di nome e di natura che l'ha reso meno minaccioso agli occhi dell'apparato censorio locale. Dall'altra ci sono realtà come Facebook, che hanno deciso di puntare sempre più forte sul medesimo concetto sul quale anche Epic Games sta modellando l'esperienza di Fortnite: il metaverso. Senza gli utenti cinesi insomma Fortnite non ha necessariamente i mesi contati; d'altra parte l'abbandono del territorio rappresenta senza dubbio una sconfitta che darà al gruppo meno margine di manovra per tentare nuovi esperimenti e spazi di crescita.

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