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Sexting, 1 adolescente su 4 lo pratica già ad 11 anni: cresce anche il cyberbullismo

Nel 2016 in Italia si è assitito ad un aumento dei casi di cyberbullismo e alla crescita del fenomeno del sexting tra i giovanissimi. I dati, che delineano la grandezza del fenomeno, dicono che un adolescente su 4 lo ha praticato per la prima volta in un’età compresa tra gli 11 e i 12 anni. Mentre i casi di cyberbullismo sono cresciuti dell’8% nell’ultimo anno.
A cura di Francesco Russo
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Nel 2016 in Italia si è assitito ad un aumento dei casi di cyberbullismo e alla crescita del fenomeno del sexting tra i giovanissimi. Sono questi due temi che bisognerà affrontare con una legge apposita, per quanto riguarda i casi di bullismo online tra i giovani, e con una grande campagna di informazione e prevenzione per quel che riguarda il fenomeno dell'invio di immagini e testo, sessualmemte espliciti, e dei rischi che questo tipo di pratica comporta. Entrambi sono temi che dovrebbero essere più discussi e trattati all'interno delle scuole, vista anche la giovane età degli utenti coinvolti. I dati, che delineano la grandezza del fenomeno, dicono che un adolescente su 4 lo ha praticato per la prima volta in un'età compresa tra gli 11 e i 12 anni. Mentre i casi di cyberbullismo sono cresciuti dell'8 percento nell'ultimo anno.

Il seminario promosso da Regione Lombardia "Parlare di sexting a scuola – Un fenomeno da monitorare", in collaborazione con Ufficio scolastico regionale, Pepita Onlus e Casa Pediatrica Fatebenefratelli-Sacco, è stata l'occasione per conoscere qualche dato in più sul fenomeno, per comprenderne appunto la dimensione. Il termine "sexting" deriva da due parole, ossia "sex" (sesso) e "texting" (messaggiare), termine coniato per la prima volta nel 2005 quando apparve in un articolo sulla rivista australiana Sunday Telegraph Magazine. I dati dunque riportano una situazione che peggiora. Solo nel 2016 il Fatebenefratelli Sacco di Milano ha curato 1.200 pazienti, di cui l'80 percento sul disagio adolescenziale collegato a internet, e di questi il 35 percento dovuto al cyberbullismo.

Al seminario ha portato la sua testimonianza anche Paolo Picchio, padre di Carolina che a 14 anni si è uccisa per la vergogna di un suo video a sfondo sessuale diffuso in rete. "Ai ragazzi vittime di cyberbullismo dico parlatene con qualcuno, non isolatevi e recuperate la vostra autostima" ha detto. "Serve informazione per riconoscere il fenomeno perché le vittime sono colpite nella mente e non nel corpo e spesso famiglia e scuola non se ne accorgono".

I dati dell'Osservatorio Nazionale Adolescenza, diffusi dall'associazione Pepita Onlus, dicono che su un campione di oltre 7.000 adolescenti provenienti dalle diverse regioni d'Italia, il 4 percento dichiara di aver fatto sesso inviando foto e video su WhatsApp, sui social network oppure telefonicamente, il 6,5 percento ha fatto sexting e il 2 percento invece ha fatto sesso davanti ad una webcam. Il 10 percento degli adolescenti dichiara di aver fatto selfie intimi o senza vestiti.

Di fronte a questa situazione, emerge sempre di più l'esigenza di dotarsi di uno strumento di legge adeguato. La legge di cui si parla molto negli ultimi tempi è stata già apporvata al Senato nel 2015, solo che una volta passata alla Camera la stessa ha subito un numero tale di modifiche da cambiarne l'obiettivo, inteso come una legge che debba regolare qualsiasi forma di violenza. In ogni caso, serve una legge specifica e servono anche finanziamenti che possano consentire tutta una serie di attività tese alla formazione e all'informazione.

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