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Siri: Apple blocca l’ascolto delle conversazioni da parte dei dipendenti

Ad una settimana dal report del The Guardian, che ha messo in evidenza una particolare pratica utilizzata (anche) da Apple per ottimizzare le prestazioni di Siri, il colosso di Cupertino elimina immediatamente il problema: nessuno potrà più ascoltare le conversazioni e in futuro gli utenti potranno scegliere se dare il proprio consenso o meno.
A cura di Dario Caliendo
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"Ci impegniamo ad offrire la migliore esperienza nell'utilizzo di Siri, tutelando al tempo stesso la privacy degli utenti. Mentre effettuiamo una revisione approfondita, abbiamo deciso di sospentede il programma di valutazione di Siri a livello mondiale. Inoltre, introdurremo con un aggiornamento software la facoltà agli utenti di scegliere se e partecipare al programma di valutazione". È questo quanto ha dichiarato un portavoce di Apple, dopo la comunicazione ufficiale da parte del colosso di Cupertino di aver sospeso il programma volto ad affinare le prestazioni di Siri.

Nello specifico, il programma prevedeva che alcuni frammenti delle registrazioni vocali, nati dalle interazioni degli utenti con l'assistente digitale di Apple, venissero ascoltate da alcuni collaboratori dell'azienda (contractor), con lo scopo di migliorare la comprensione del testo e ottimizzare la velocità dell'esecuzione dei task. Il provvedimento avrà effetto immediato e sarà attivo in tutto il mondo.

Lo scandalo delle conversazioni di Siri e la risposta di Apple

Una cosa bisogna però ammetterla. Nonostante Siri non sia l'unico assistente digitale ad essere accompagnato da questa pratica di ottimizzazione, questo "scandalo" ha messo ancora una volta a risalto l'impegno di Apple per salvaguardare la privacy degli utenti. Al colosso di Cupertino è infatti bastata una sola settimana per dare una risposta concreta e reale ai propri utenti, cosa che non è accaduta con Amazon e con Google.

Tutto è nato la scorsa settimana, quando in un report del The Guardian, sono stati svelati alcuni dettagli sulle modalità di gestione delle registrazioni effettuate da Siri, poi confermati da Apple, che ha ammesso l'invio di alcuno dati vocali ai suoi server con lo scopo di migliorare il servizio, sottolineando però che tali informazioni non venivano mai associate all'ID Apple, ma solo al dispositivo tramite l'utilizzo di un identificatore casuale.

"Una piccola parte delle richieste di Siri viene analizzata per migliorare Siri e la dettatura. Le richieste dell'utente non sono associate all'ID Apple dell'utente." – ha risposto un portavoce dell'azienda al The Guardian – "Le risposte Siri vengono analizzate in strutture sicure e tutti i revisori hanno l'obbligo di aderire ai severi requisiti di riservatezza di Apple". Una piccola percentuale, inferiore all'1%, "sufficiente però a riconoscere registrazioni relative a discussioni private tra pazienti e dottori, accordi lavorativi, scambi criminali, incontri sessuali e altro", ha poi spiegato il quotidiano britannico.

Cosa cambierà per gli utenti di Siri

Nulla, o meglio, nulla per quanto riguarda le modalità di utilizzo dell'assistente vocale di Apple. In realtà, con questa novità tutti gli utenti potranno continuare ad utilizzare Siri senza alcuna limitazione, ma lo faranno consci del fatto che – da ora in poi – nessun dipendente Apple o nessun contractor potrà mai ascoltare le registrazioni provenienti dall'assistente.

In futuro, inoltre, Apple introdurrà un disclaimer con il quale chiederà agli utenti il consenso per partecipare al programma di miglioramento software, un'opzione non obbligatoria, con la quale tutti i proprietari di iPhone, iPad, Apple Watch o Home Pod potranno consentire o meno l'invio dei dati ai server di Apple. E se il colosso di Cupertino promette una cosa, si può esser certi la fa. Soprattutto per quanto riguarda la privacy, argomento che sta molto a cuore a Tim Cook.

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