Smartphone e tablet possono “riscrivere” il cervello dei bambini: lo studio
L'utilizzo di smartphone e tablet da parte dei bambini non è particolarmente ben visto da molti genitori, e la pubblicazione dell'ultimo studio sul tema non è di sicuro destinata a placare le preoccupazioni in questo senso. Secondo una ricerca uscita dall'Università Loránd Eötvös di Budapest, in Ungheria, passare troppo tempo davanti a questi dispositivi in giovanissima età può cambiare il modo in cui opera il cervello, con la possibilità di plasmare le abilità e le propensioni dei bambini anche negli anni a venire.
Lo studio, intitolato Mobile use induces local attentional precedence and is associated with limited socio-cognitive skills in preschoolers, è stato pubblicato in questi giorni sulla rivista scientifica Computers in Human Behavior, e si concentra sul modo in cui i bambini percepiscono le informazioni che si presentano davanti a loro. Normalmente infatti bambini e adulti condividono il medesimo approccio a ogni informazione che si presenta loro: l'attenzione si concentra sul quadro generale per poi passare all'analisi dei dettagli. Si tratta di un ordine di priorità che interviene in automatico nell'immagazzinare nuovi dati, ma che secondo i ricercatori può essere influenzato dall'utilizzo di smartphone e tablet in giovane età.
Per dimostrare la loro tesi i ricercatori hanno sottoposto lo stesso tipo di problema a due gruppi di bambini – il primo composto da soggetti che non avevano mai utilizzato telefoni e tablet, e il secondo da bambini ormai avvezzi all'utilizzo di app e schermi touch. Le richieste dei ricercatori comprendevano sostanzialmente il riconoscimento di disegni formati da immagini più piccole, un compito che per la maggior parte delle persone prevede due fasi: una frazione di secondo nella quale il cervello identifica automaticamente il quadro generale, seguita dal riconoscimento dei dettagli, ovvero dei disegni più piccoli.
I bambini già iniziati al mondo degli smartphone sono stati più rapidi a identificare gli elementi più piccoli che componevano il disegno, ma meno pronti a percepire l'immagine più grande, mostrando un'attitudine maggiore al dettaglio e una minore comprensione del contesto e del quadro generale. Questa propensione, proseguono i ricercatori, può portare a un modo diverso di approcciarsi alla realtà: persone più abili nel concentrarsi sui dettagli risultano generalmente più capaci nel pensiero analitico, ma meno creative e propense alla socialità. Se da una parte questo cambiamento non rappresenta necessariamente qualcosa di negativo o positivo in sé, rappresenta comunque un aspetto che va sicuramente preso in considerazione nell'avvicinare a questi strumenti i bambini in età prescolare.