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SMIMO, quando la tecnologia è al servizio della salute. Intervista a Martina Monti, vincitrice di un Grant al Working Capital

Una nuova tecnologia tutta italiana permetterà di ridurre sensibilmente il problema dell’insufficienza coronarica grazie ad un innovativo stent medicato. All’ultimo Working Capital non solo web ma anche attenzione ai progetti relativi alla salute.
A cura di Angelo Marra
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L'insufficienza coronarica rappresenta una delle patologie più comuni ma al tempo stesso una delle più letali. L'ostruzione di uno o più rami delle coronarie solo in Italia costringe oltre 600 mila persona all'anno ad interventi di angioplastica, ma la loro efficacia è spesso di breve durata nel tempo a causa della re-stenosi, ovvero il restringimento cronico dei vasi sanguigni che di fatto annulla parzialmente l'effetto dell'operazione.

La soluzione a questo problema sono gli stent medicati, una sorta di microtelaio inserito per mantenere i vasi larghi sufficientemente per garantire il flusso di sangue, ed è proprio su un'evoluzione di questi strumenti che si basa SMIMO, il progetto presentato da Martina Monti all'ultimo Working Capital Tour e vincitore di uno dei Grant da 30.000 euro. Questo nuovo tipo di stent , grazie ad una particolare tecnica che si avvale dei polimeri, è in grado di rilasciare in maniera graduale sostanze come il nitrossido, di cui sono note le funzioni vasodilatatorie.

Abbiamo chiesto a Martina Monti qualche informazione in più sul suo SMIMO.

Raccontaci qualcosa del progetto: com'è nata l'idea? Da quante persone è composto il team? Quali sono i progetti e le speranze per il futuro? 

L'idea del progetto SMIMO è nata all'interno del gruppo di lavoro della Noxamet, spin off accademico di cui sono co-fondatrice. Il nostro team è composto sia da giovani ricercatori che da professori universitari, e con questo progetto speriamo di trovare nuove applicazioni per una nuova classe di farmaci, i metallo-nonoati, che sono dei donatori di monoissido di azoto da utilizzare principalmente in campo cardiovascolare. L'applicazione proposta è quella degli stent medicati, il cui mercato è in continua crescita e alla ricerca di nuovi dispositivi economici, ma con un alto grado di innovatività, proprio come il prodotto che proponiamo.  

Cosa significa per una startup esordire nel mercato italiano? Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato?

Il proporre nuove molecole da utilizzare nel campo farmaceutico è sempre un rischio anche per le grandi multinazionali, figuriamoci richiedere alle grandi/medie industrie italiane del farmaco di farlo. Quello di cui la nostra start up ha bisogno è qualcuno che creda nel nostro progetto e che sia disposto ad investire per poter portare in uso clinico i nostri prodotti. 

Le parole chiave sembrano essere produttività e rilancio dell'economia. Quali sono i principali provvedimenti in cui confidate da parte del governo? 

Mi vengono in mente molti provvedimenti da chiedere al governo, ma penso che non aggiungerei niente a quello che giornalmente gli viene richiesto da persone molto più autorevoli di me. Se proprio dovessi fare una richiesta, questa si baserebbe su un'esperienza personale, che se fosse presa in considerazione, potrebbe essere utile in futuro per molti. Infatti, la spinta a costituire la nostra spin off ci è stata data anche dal fatto che il nostro progetto è risultato vincitore di un finanziamento ministeriale. Quindi quello che mi sento di chiedere al nostro governo è di ridurre l'iter burocratico che c'è dietro all'erogazione dei fondi che assegna senza far aspettare anni prima di avere i primi versamenti. 

Cosa trasforma una buona idea in un business redditizio? Quali sono le strategie da seguire?

Avere una buona idea non basta, perchè questa si realizzi e dia buoni frutti, c'è bisogno di crederci e non arrendersi d'avanti alle difficoltà. Sembrano forse banalità, ma se hai un'idea e non sei convinto te in prima  persona della possibilità di realizzarla con successo, come puoi fare a convincere altri a credere, sviluppare e supportare la tua idea di business? 

Come impiegherai il premio che ti è stato assegnato?

La ricerca scientifica nel campo farmaceutico ha dei costi altissimi, e i soldi non sono mai abbastanza. I soldi che ho vinto cercherò di capitalizzarli al meglio per far si che riescano a permettermi di portare a buon punto gli esperimenti necessari per poter brevettare il nuovo stent medicato. Sicuramente non saranno sufficienti, ma certo mi permetteranno di arrivare a un buon punto dello sviluppo del prodotto.  

I numerosissimi progetti pervenuti alla giuria del Working Capital Tour denotano un certo fermento nel campo delle giovani aziende italiane. Cosa dobbiamo invidiare all'estero e quali sono invece i punti di forza dell'investire (in termini di idee e di soldi) nella produzione nazionale?

Spero che il grande fermento di idee e nuove iniziative imprenditoriali che si sta vedendo in questo ultimo periodo nel nostro paese sia una risposta all'immobilismo in cui è vissuto per troppo tempo. Finalmente ci stiamo rendendo conto che non dobbiamo aspettare che qualcuno risolva i problemi per noi, che ci trovi l'opportunità giusta per poter sistemarci a vita. Oggigiorno dobbiamo muoverci, credere nelle nostre forze e cercare di invertire quel concetto, un pò troppo radicato in italia, che non si fa niente per meritocrazia ma solo perchè amico o parente di qualcuno. All'estero, se hai un'idea buona e convincente, non ti chiedono chi sei ma credono subito in te, ed è forse proprio questo che ci manca. L'Italia ha grandi potenzialità, ci sono ottimi laureati che possono essere la base da cui partire per rilanciare la produzione nazionale. 

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