Un debutto positivo, con una piccola macchia durante la giornata. Spotify è ufficialmente approdato in borsa al New York Stock Exchange, ottenendo subito un valore di 165,9 dollari per azione che ha portato la valutazione dell'azienda a 29,5 miliardi di dollari, più alta di quanto previsto dagli analisti. L'ultima valutazione di Spotify era pari a 8,4 miliardi di dollari dopo aver raccolto 400 milioni di dollari in investimenti nel corso del 2015. La giornata di apertura, però, ha avuto anche un momento piuttosto imbarazzante: il NYSE ha appeso la bandiera svizzera fuori dal palazzo, ma Spotify ha sede in Svezia.
Confusioni a parte, Spotify può tirare un sospiro di sollievo per il suo futuro, per il momento assicurato da una quotazione decisamente positiva. Il servizio è attualmente attivo in 61 paesi e conta 159 milioni di utenti che utilizzano la versione gratuita e 70 milioni di utenti paganti. L'azienda è stata fondata nel 2006 da Martin Lorentzon e Daniel Ek, attuale CEO. Per il suo debutto in borsa, peraltro, Spotify ha scelto una strada particolarmente rischiosa, cioè quella della "non-IPO", ovvero della quotazione diretta. Solitamente utilizzata dalle realtà più piccole, la quotazione diretta consente di vendere le azioni direttamente al pubblico, senza passare per intermediari e senza il supporto delle banche.
"Spotify non è in cerca di capitali e i nostri azionisti e dipendenti sono stati liberi di vendere e acquistare azioni per anni" ha spiegato Ek in una nota. "Ci siamo messi su un palco più grande, ma questo non cambia ciò che siamo, di cosa ci occupiamo e come operiamo". Spotify è la più grande azienda ad entrare in borsa tramite quotazione diretta e la prima nel NYSE. I documenti depositati dall'azienda sottolineano inoltre il fatto che Spotify stia bruciando una enorme quantità di contanti: lo scorso anno i ricavi si sono assestati su quasi 5 miliardi di dollari, con perdite pari a circa 1,5 miliardi di dollari.