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Spotify traccerà la posizione degli utenti per scoprire gli account Family abusivi

Tra le condizioni di utilizzo del servizio destinate agli utenti che sottoscrivono un account Premium Family ci sono l’appartenenza a uno stesso nucleo famigliare e la residenza presso uno stesso domicilio. Una nuova modifica però consentirà all’app di verificare periodicamente che le condizioni siano rispettate.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Sono in arrivo tempi duri per una buona fetta di abbonati a Spotify con un piano Premium Family che però non abitano sotto lo stesso tetto. Nei giorni scorsi il servizio di streaming musicale ha infatti aggiornato le regole relative alla sottoscrizione di questo particolare e vantaggioso piano, specificando che di quando in quando gli abbonati dovranno fornire l'accesso alla propria posizione su base periodica, per permettere alla piattaforma di verificare che gli iscritti a un unico piano famigliare risiedano effettivamente nella stessa abitazione.

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La modifica risale alla fine di Agosto ed è stata intercettata da Cnet, ma non rappresenta la prima mossa del genere da parte di Spotify. Il piano Premium Family in effetti consente di dividere il costo mensile dell'abbonamento tra 6 membri facendo risparmiare non poco rispetto a 6 abbonamenti singoli; per questo motivo è diventato un sistema di iscrizione particolarmente gettonato presso gruppi di amici e conoscenti, tanto da rappresentare circa il 50% di tutti gli abbonamenti attivati. Già tempo fa dunque la società aveva introdotto nelle proprie regole l'obbligo di residenza presso lo stesso domicilio, limitandosi però a chiedere di confermare la propria posizione solamente in fase di iscrizione.

Con la modifica di questi giorni, Spotify mette invece nero su bianco che le verifiche potranno essere attuate anche nelle fasi successive. In una fase di test che risale ormai all'anno scorso (e interrotta tra le critiche piovute dalla comunità) per effettuare i controlli il gruppo aveva utilizzato la posizione GPS tracciata dallo smartphone degli utenti, mentre ora sembra chiederà a questi ultimi di posizionare il proprio domicilio su Google Maps. Il punto però non cambia: da una parte in effetti il problema dell'abuso dei piani famigliari è comune a tutti i servizi di streaming musicale e in linea teorica è più che legittimo volerlo risolvere; d'altro canto con questa strategia Spotify punisce una categoria di utenti ben precisa, oltre a quelli che utilizzano il piano Family illecitamente: le famiglie vere e proprie i cui membri non abitano più sotto lo stesso tetto — con figli già adulti o genitori separati.

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