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Stereomood, la prima web radio che segue le tue emozioni, vince il Mind the Bridge 2011 – Intervista a Daniele Novaga

È tutta italiana la prima radio online in grado di offrire ai propri ascoltatori una selezione di brani musicali sulla base del proprio stato d’animo, scegliendo in un database di decine di migliaia di canzoni. L’idea è risultata tra quelle vincitrici all’ultima edizione di Mind The Bridge.
A cura di Angelo Marra
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Chiunque abbia un lettore mp3 o ascolti la radio online è abituato a poter scegliere la musica desiderata sulla base di alcune categorie standard, come autore, album, oppure tra i generi come jazz, rock e così via. A volte però la selezione musicale non è così semplice, perchè non abbiamo un'idea precisa in testa, solo uno stato d'animo da voler accompagnare con la giusta colonna sonora.

Una più valida alternativa al random è di sicuro Stereomood, la prima “web radio emozionale”. A differenza delle altre radio online, Stereomood offre ai propri ascoltatori oltre 90 playlist diverse, composte da migliaia di canzoni che tramite un algoritmo proprietario sono state catalogate secondo stati emotivi suggeriti dagli utenti. Grazie a questa soluzione, Stereomood è in grado di assicurare agli utenti la musica giusta al momento giusto, con le canzoni adatte al nostro mood.

L'idea non solo ha riscosso un enorme successo in rete ma è risultata vincitrice all'ultima edizione di Mind The Bridge e abbiamo voluto intervistare Daniele Novaga, uno dei fondatori di Stereomood, per conoscere i segreti di questa nuova frontiera della musica online.

Raccontaci qualcosa del progetto: com’è nata l’idea? Da quante persone è composto il team? Quali sono i progetti e le speranze per il futuro?

L’idea di Stereomood è nata dalla passione musicale dei suoi 4 founders, ma la vera molla che ha fatto scattare il progetto è stata la volontà di metterci alla prova nel realizzare qualcosa di totalmente nostro, al di fuori della segmentazione del lavoro di ufficio. Giovanni nel febbraio 2008 – quando eravamo tutti colleghi in MTV Italia – ci presentò il progetto di un aggregatore di mp3 che raccogliesse la musica dei migliori blog per facilitare la scoperta di nuovi artisti all’interno di un panorama musicale già immenso in cui risultava difficile orientarsi.

E ci disse: “per questo progetto mi servono un programmatore, un grafico e un html specialist e ho scelto voi: se volete partire andiamo, altrimenti continuo da solo!”. A quel punto ci siamo avventurati nel progetto: dopo aver scoperto che quanto volevamo realizzare già esisteva, lo abbiamo piegato all’intuizione che è alla base del nostro successo: l’idea di una catalogazione della musica su base emotiva non era stata ancora sviluppata e la sua forza era nella sua semplicità, non poteva essere un’idea sbagliata.. 

Senza spendere un euro in marketing, abbiamo affidato la diffusione di stereomood alla rete, facendo leva sulla qualità del progetto e sul potere del word of mouth che in poco più di due anni ci ha portato ad avere una media di 1milione di visitatori unici al mese da tutto il mondo, una community di 320, 000 utenti registrati e più di 100,000 fan su facebook.

Solo dopo aver lanciato stereomood, aver raffinato il prodotto (anche se ci piace dichiararci in beta permanente) e raggiunto questo volume di traffico abbiamo deciso di presentarci agli investitori, partecipando ad alcuni concorsi e business plan competitions a colpi di pitch. Le occasioni di contatto si sono moltiplicate dopo aver vinto il secondo premio per Wind Business Factor, raggiunto l’official honoree nella music category ai Webby awards 2011, aver presentato stereomood a Berlino presso l’incubatore Hack Fwd e infine essere stati ammessi alla fase finale di Mind The Bridge.

La nostra storia parte dal progetto, cresce con l’amore della community per stereomood che accende la dedizione dei founder e dei collaboratori e sta per fare un grande salto in avanti grazie agli investitori e a Mind the Bridge, che con il supporto di RCS ci ospiterà per 3 mesi a San Francisco nel suo incubatore a partire dal prossimo febbraio.

Ora che saremo in grado di passare a tempo pieno sul nostro progetto e con un organico potenziato potremmo far esplodere tutte le potenzialità di Stereomood: ci saranno grandi novità nei prossimi mesi.

Il team ad oggi è composto dai 4 founders iniziali, Daniele Novaga, Maurizio Pratici, Eleonora Viviani, Giovanni Ferron, 3 collaboratori importantissimi (Giovanni Foglietta, Claudio Gallo e Daniele Giliberto) e altre persone che gravitano intorno a noi supportandoci sulle Pr e sulla musica.

Cosa significa per una startup esordire nel mercato italiano? Quali sono le maggiori difficoltà che avete incontrato?

L’ostacolo più grande è la solitudine dello startupper esordiente di fronte alla burocrazia, agli investimenti e ai media che a discapito della volontà di promettere una “Silicon Valley Italiana” ti dedicano spazio solo se sei già finito su Mashable. Manca un ecosistema solido di sostegno a persone che rischiano tutto per mettersi in gioco con le idee in cui credono, almeno all’inizio: fortunatamente ci sono diversi canali per moltiplicare incontri e relazioni fra i “creativi” e farli sentire meno soli e impauriti di fronte all’ignoto. Perché lanciare una startup se hai una buona idea e un buon team non è difficile, farla crescere e tenerla in vita è la vera difficoltà.

La cosa positiva è che tutti gli imprenditori italiani possono ormai contare sull’esperienza e il supporto di personaggi di primo piano che hanno già avviato e consolidato i propri progetti, passando tutte le fasi che una startup deve affrontare, dal lancio sul mercato alla tentazione di mollare tutto e fare una vita “normale” fino alla ricerca di capitali: una sorta di prima generazione di startupper italiani che sono sempre disponibili a condividere le loro esperienze e a dare preziosi consigli…e che in molti casi, conseguito il successo passano dall’altra parte e diventano angels o venture capitalist.

Dove incontrarli fuori da Mind the Bridge, Wind Business Factor e Working Capital? Sul web ovviamente, magari partendo dal gruppo Facebook Italian Start-up: le opportunità più preziose sono offerte dalla potenza del networking, che in pochi passaggi può portarti a dialogare con persone che ritenevi iraggiungibili poco prima. Ovvio che se non parli la loro lingua è difficile dialogare, ma basta studiare…tanto.

Le parole chiave sembrano essere produttività e rilancio dell'economia. Quali sono i principali provvedimenti in cui confidate da parte del governo?

Non siamo aggiornatissimi sui provvedimenti del nuovo governo a sostegno dell’economia digitale italiana, ma siamo consapevoli che c’è tutto un movimento da supportare che finora è completamente ignoto alla gente comune (e ai precedenti governi), pur mostrandosi già capace di produrre ricchezza e posti di lavoro e rendere l’Italia competitiva anche rispetto ai mercati internazionali…ma soprattutto Speranza.

Speranza di poter realizzare qualcosa che migliori la vita delle persone di tutto il mondo anche in un paese mai stato così vicino al collasso, contando solo sui propri meriti e sulla propria determinazione.

Sappiamo che il governo Monti ha varato alcune agevolazioni per le startup e appena avremmo tempo le studieremo a fondo: noi tiriamo avanti sulla nostra strada come facevamo pochi mesi fa quando l’Italia era sospesa sul baratro, perché per citare la famosa lettera di Max Ciociola al presidente del Consiglio Berlusconi: “La cosa più drammatica è proprio questa: che se il Suo Governo cade, la nostra Internet sta in piedi comunque. Sempre.”

Cosa trasforma una buona idea in un business redditizio? Quali sono le strategie da seguire?

Prima di tutto crederci e confrontarsi subito con il mercato, lanciando una beta della il prima possibile. Bisogna puntare sulla qualità del prodotto, questa è una priorità assoluta: se risponde ad effettive esigenze degli utenti e lo fa migliorando la vita delle persone (anche per un piccolo semplice aspetto) sarà destinato a circolare sul web, a partire dai social network e dai blog, catturando sempre più utenti che saranno felici di condividerlo con gli altri. Il word of mouth è stato l’ unico strumento di marketing che potevamo permetterci, ma ci ha portato in alto grazie alla validità del servizio che proponevamo: guadagnata una solida base utenti, si possono testare più modelli di business e scegliere quello più adeguato e valido.

Questo è stato il nostro percorso, ma se dovessimo lanciare ex-novo una nuova startup credo che individueremo il modello di business fin dalla fase di ideazione.

Cosa ti aspetti dalla tua esperienza nella Silicon Valley?

I benefici più grandi verranno non solo da eventuali finanziamenti ma dal confronto con una realtà che trasuda conoscenza e competenza da tutti i pori: confidiamo nell’incredibile capacità di networking che un ecosistema così avanzato porta con sé per stabilire partnership redditizie e migliorare le nostre capacità creative, produttive e manageriali.

I numerosissimi progetti pervenuti alla giuria del Mind the Bridge denotano un certo fermento nel campo delle giovani aziende italiane. Cosa dobbiamo invidiare all'estero e quali sono invece i punti di forza dell'investire (in termini di idee e di soldi) nella produzione nazionale?

Come dicevo prima e come dichiari fin dalla domanda, in Italia ci sono più di 100 startup web, alcune delle quali già affermate a livello internazionale (l’ultimo caso è quello di Beintoo che ha trionfato all’ultimo Le Web di Parigi): il problema è che nemmeno la Mercegaglia lo sa che esistono 112 startup nel mondo high tech in Italia. Si tratta di realtà che sono sinonimo di qualità e ostinata determinazione perché emerse in un’ecosistema ostile.

Basterebbe accorgersi di loro, supportandone la crescita e la formazione, magari a partire da quella prima generazione di startupper che ha già avuto un successo internazionale o emulando iniziative come Startup Chile (semplicemente $40K agli startupper piu' interessanti del mondo, per passare 6 mesi in Chile con il supporto di trainers e mentors di alto livello), un programma che tantissimi governi dovrebbero considerare, perchè è una via economica ed effettiva per incentivare lʼimprenditorialità e lʼinnovazione.

Soprattutto noi Italiani, che abbiamo molte più risorse, non dovremmo lasciarci sfuggire una lezione come questa.

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