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Stiamo diventando sordi per colpa delle cuffie

Per l’OMS oltre un miliardo di giovani rischia di compromettere in modo precoce il proprio udito utilizzando impropriamente strumenti accessibili come gli smartphone. Le norme di utilizzo consigliate appaiono restrittive ma i primi sintomi di un ascolto indiscriminato sofferti dalla generazione Walkman sono già allarmanti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Fin dall'avvento dell'indimenticato Walkman ascoltare musica in cuffia è diventato un fenomeno sempre più diffuso, e ora che con lo smartphone e app come Spotify l'accesso ai brani è diventato così semplice non c'è adolescente che non ne faccia un uso intenso e abbondante. Il problema è che l'ascolto indiscriminato può provocare danni all'udito anche a volumi normalmente considerati non eccessivi: il primo allarme lo ha lanciato anni fa l'organizzazione mondiale della sanità, ma sono sempre di più i medici e i ricercatori che denunciano gli effetti a lungo termine di un'esposizione prolungata a fonti di rumore considerate innocue, come un semplice album musicale diffuso tramite gli auricolari sulla strada per andare a scuola o al lavoro.

A riaccendere i riflettori sulla questione è stato recentemente El Mundo riportando le opinioni di numerosi esperti in materia. Secondo quanto dichiarato al quotidiano dalla presidente della Commissione di Audiologia della Società Spagnola di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale María José Lavilla, i primi sintomi di questo genere di esposizione si stanno manifestando nei quarantenni di oggi, che iniziano a lamentare disturbi dell'udito finora riscontrati nella popolazione di vent'anni più anziana.

Per l'OMS del resto – che già aveva definito a rischio per questo motivo più di un miliardo di giovani – il problema non è tanto il volume della musica ascoltata, o meglio non solo. A recare danno è il prodotto tra questo fattore e il tempo dedicato all'ascolto, tanto che esporsi a una pressione sonora di 85 decibel per 8 ore al giorno o a 100 decibel per soli 15 minuti è considerato similmente dannoso. La regola da seguire nella fruizione di musica dovrebbe essere quella del 60-60: concedersi cioè per non più di 60 minuti al giorno musica che non superi del 60% il volume massimo del dispositivo utilizzato.

Limiti del genere suonano surreali se confrontati con gli scenari d'utilizzo attuali, nei quali l'ascolto avviene contestualmente a situazioni come viaggi in metropolitana per natura già piuttosto rumorosi; per l'organizzazione però questa raccomandazione rappresenta l'argine che può salvare l'udito dei giovani di oggi da un invecchiamento precoce e dalle conseguenze gravi che questo comporta, come stress psicologico e perdita della memoria. Moderazione a parte, un modo per mantenersi nei limiti può dunque essere privilegiare accessori in grado di isolare correttamente il rumore ambientale, per non provare la tentazione di portare il volume dello smartphone al massimo e mettere a rischio una facoltà che purtroppo non si rigenera col tempo.

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