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Strage di San Bernardino, la risposta dell’FBI: “Non vogliamo decrittare nessun iPhone”

In seguito al rifiuto di Apple di collaborare con l’FBI per decrittare l’iPhone di uno dei due killer della strage di San Bernardino, arriva la risposta del capo dell’FBI, James Comey: “Non vogliamo decrittare nessun iPhone”. E, ancora, “non potremmo guardare negli occhi i sopravvissuti della strage se non ci provassimo”.
A cura di Francesco Russo
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In seguito al rifiuto di Apple che attraverso un messaggio del proprio CEO, Tim Cook, ha di fatto affermato di non aver intenzione di collaborare con l'FBI per decrittare l'iPhone di uno dei due killer della strage di San Bernardino, arriva la risposta del capo dell'FBI, James Comey. In un editoriale su Lawfare, Comey prova ad allontanare i timori riguardo al tentativo di decifrare definitivamente i dati contenuti all'interno dell'iPhone 5c e per questo motivo non si tratta di un caso tale da costituire un "pericoloso precedente". Comey sostiene che si tratta di decrittare un unico iPhone e che se non ci si provasse "non potremmo guardare negli occhi" i sopravvissuti della strage.

Il capo dell'FBI, a distanza di qualche giorno dal rifiuto di Apple di collaborare con il reparto investigativo federale degli Usa per il fatto che questo costituirebbe un "pericoloso precedente" e che metterebbe a rischio la sicurezza degli utenti, interviene direttamente spiegando quelle che sono le motivazioni dell'FBI. Il Federal Bureau of Investigation ha chiesto, precisa nel suo editoriale James Comey, al colosso di Apple solo di decifrare un unico iPhone per prelevare i dati in esso contenuti che potrebbero essere molto utili per le indagini sulla strage di San Bernardino, costata la vita a 14 persone che si trovavano all'interno del centro per disabili della cittadina californiana.

"Non si tratta del tentativo di creare un precedente o di inviare un messaggio particolare" – scrive nel suo editoriale James Comey – "Si tratta di vittime e di giustizia per loro. Quattordici persone sono state trucidate e quindi dobbiamo dare loro un esempio investigativo che sia rispettoso della legge". Più precisamente, chiede Comey, di fronte ad una tecnologia che si evolve in continuazione, quello che chiede l'FBI è di "avere una possibilità, con mandato di perquisizione, di provare a identificare il codice del telefono appartenuto al killer, senza che il telefono si auto distrugga e senza che questa operazione richieda un decennio". E continua: "Non vogliamo rompere alcun sistema di cifratura, forse il telefono possiede la chiave giusta o forse no. Ma se non ci provassimo non potremmo guardare negli occhi i sopravvissuti della strage". Comey conclude il suo editoriale invitando i cittadini americani a riflettere su come volere una tecnologia sempre all'avanguardia ma che sia comunque rispettosa della nostra sicurezza.

Nei giorni scorsi le principali del settore tech a livello mondiale di sono schierate al fianco di Apple in difesa del diritto dei cittadini ad essere sicuri, ritenendo che un intervento dell'FBI potrebbe mettere a rischio proprio la sicurezza dei dati degli utenti. E tra i primi a schierarsi va ricordata Google che, attraverso il proprio CEO, Sundar Pichai, aveva dichiarato che la richiesta dell'FBI potrebbe costituire un "precedente pericoloso e preoccupante". Sulla stessa linea le altre aziende che si sono schierate al fianco del colosso di Cupertino.

Ora si attende la risposta di Apple alle parole di James Comey, di certo questa situazione rischia di aprire scenari assolutamente nuovi che potrebbero cambiare definitivamente gli equilibri sin qui creatisi.

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