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Su Facebook i politici sono esonerati dal fact-checking sulle bufale

I politici non dovranno seguire le regole di Facebook in merito ai contenuti pubblicati sulle loro pagine, a meno che non si tratti di post sponsorizzati e, quindi, di pubblicità. L’azienda ha chiarito le regole relative ai contenuti di questo tipo nelle ultime ore, spiegando che “non è il nostro ruolo intervenire quando parlano i politici”.
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A cura di Marco Paretti
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I politici non dovranno seguire le regole di Facebook in merito ai contenuti pubblicati sulle loro pagine, a meno che non si tratti di post sponsorizzati e, quindi, di pubblicità. L'azienda ha chiarito le regole relative ai contenuti di questo tipo nelle ultime ore, spiegando che "non è il nostro ruolo intervenire quando parlano i politici". Una mossa che punta ad allontanare il social network dalle dispute politiche in vista delle elezioni presidenziali statunitensi del 2020. "Se qualcuno pubblica un contenuto in violazione dei nostri standard comunitari, ne consentiremo comunque la visualizzazione sulla piattaforma se riterremo che il suo interesse pubblico sia superiore al potenziale danno" ha spiegato Nick Clegg , responsabile della comunicazione di Facebook. "Da oggi tratteremo i post dei politici come dei contenuti che, come regola generale, dovrebbe essere visti".

Questo nuovo approccio ha solamente due eccezioni: gli annunci pubblicitari – e quindi i post sponsorizzati – dovranno comunque attenersi alle linee guida del social network e i contenuti che incitano la violenza saranno comunque considerati inaccettabili. Clegg ha spiegato che Facebook non invierà alle organizzazioni di fact-checking i post dei politici, ma se uno di loro condividerà un contenuto precedentemente debunkato – e quindi considerato come fake news – questo sarà declassato dall'algoritmo e accompagnato da una nota di fact-checking, proprio come accade ai normali utenti. Un elemento che, almeno in teoria, dovrebbe impedire ai politici di condividere informazioni già considerate come false.

Twitter ha applicato una politica simile sulla sua piattaforma, dove i tweet pubblicati dai profili politici vengono trattati come contenuti di interesse pubblico. In questo caso, però, questo status può essere ottenuto solamente dai profili con più di 100.000 follower e solo se rappresentano un politico, un ufficiale governativo o un candidato. La decisione di Facebook arriva in un momento in cui il social network sta cercando di bilanciare la sua astensione dal discorso politico con gli sforzi per rimuovere la disinformazione, le fake news e i contenuti violenti dalla piattaforma, approccio che negli ultimi mesi l'ha portato ad eliminare alcuni profili e pagine associate a realtà estremiste.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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