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Sui satelliti del futuro il WiFi sarà fatto di luce

Il sistema di telecomunicazioni finanziato dall’Agenzia Spaziale Europea punta a far comunicare le apparecchiature interne ai satelliti con impulsi di luce infrarossa, ultravioletta e visibile al posto delle comuni onde radio. La tecnologia permette di liberarsi dei comuni cavi di rete e non interferisce con le strumentazioni di bordo.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nelle operazioni spaziali ogni risorsa risparmiata può essere vitale: vale per il cibo e per il carburante, così come per le apparecchiature sparate fuori dall'atmosfera, che devono essere leggere e compatte per poter risparmiare energie e denaro per la messa in orbita. Ecco perché l'Agenzia Spaziale Europea ha finanziato un progetto che potrebbe dare vita a un nuovo sistema di telecomunicazioni all'interno dei satelliti, che anziché pesanti e ingombranti cavi di rete utilizzerà una sorta di WiFi ad impulsi di luce. Il progetto si chiama Transmission of Optical Wireless Signal for Telecom Spacecraft, o TOWS, e si basa su un assunto già esplorato anche nel mondo delle telecomunicazioni terrestri: utilizzare le lunghezze d'onda della luce infrarossa, ultravioletta e visibile per far viaggiare informazioni da un punto a un altro, anziché le onde radio utilizzate nei sistemi più comuni come il WiFi. In questi sistemi i dati da inviare vengono codificati e trasformati in microintermittenze emesse usando laser o comuni led; gli impulsi vengono poi ricevuti da fotocellule e ricodificati nel dato originale, in modo simile a quanto avviene nelle comunicazioni in fibra, ma senza alcun cavo a contenere gli impulsi ottici.

Le ragioni che hanno portato l'ESA a puntare su questo progetto sono due: da una parte il sistema TOWS rende superfluo l'impiego dei comuni cavi di rete che normalmente sono utilizzati per le comunicazioni a bordo dei satelliti, semplificandone il lavoro di progettazione e rendendoli più leggeri e facili da trasportare e mandare in orbita. Dall'altra è intrinsecamente più sicuro dell'unica alternativa finora presa in considerazione, ovvero le comunicazioni WiFi. A differenza delle frequenze impiegate in quest'ultima tecnologia, le lunghezze d'onda dello spettro del visibile non possono attraversare le pareti: non sono dunque intercettabili dall'esterno e soprattutto non possono interferire con potenziali altre apparecchiature a bordo, il che all'interno dei satelliti rappresenta un vantaggio notevole.

Il progetto in realtà non è ancora stato ultimato: i ricercatori della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e di Thales Alenia Space che vi stanno lavorando dovranno ancora realizzare un prototipo del sistema per dimostrarne il funzionamento all'interno del particolare scenario immaginato dall'ESA, ma per i responsabili le comunicazioni tramite impulsi di luce potrebbero essere utilizzate in futuro anche per dare una spinta alle prestazioni delle comunicazioni tra i sateliti e le stazioni di terra.

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