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Terrorismo, Facebook risponde alle critiche: “Sul social non c’è spazio per i terroristi”

Facebook ha risposto alle critiche che, nel corso delle ultime settimane, sono piovute addosso al social network accusato di non aver risposto con efficacia al manifestarsi di contenuti legati al terrorismo.
A cura di Marco Paretti
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Facebook ha risposto alle critiche che, nel corso delle ultime settimane, sono piovute addosso al social network accusato di non aver risposto con efficacia al manifestarsi di contenuti legati al terrorismo. In una nota pubblicata all'interno di una petizione su Change.org che ha raccolto oltre 135 mila firme, Monica Bickert, Head of Global Product Policy di Facebook, ha risposto con un lungo messaggio nel quale afferma che all'interno del social network "non c'è spazio per i terroristi, la loro propaganda o l'esaltazione del terrore". La petizione accusa Facebook di non aver risposto prontamente agli account degli jihadisti che hanno pubblicato frasi di supporto nei confronti dei terroristi responsabili degli attacchi a Parigi.

"L'azienda utilizza una serie di sofisticate tecnologie per individuare la pornografia" si legge nel testo della petizione. "Ma quanto si tratta di terrorismo lascia sempre passare del tempo prima di cancellare gli account responsabili della pubblicazione". La Bickert ha risposto alle critiche direttamente in un commento pubblicato all'interno della petizione, spiegando che Facebook lavora affinché terroristi o gruppi terroristici non possano utilizzare il sito. "Quando un contenuto è segnalato dagli utenti, viene revisionato da un team internazionale esperto in dozzine di lingue" si legge nella risposta della Bickert. "Il team lavora ad ogni ora e dà priorità alle segnalazioni legate al terrorismo. Rimuoviamo ogni account o contenuto relativo a queste persone".

La portavoce prosegue poi spiegando che alcuni contenuti considerati "sconvolgenti" vengono comunque lasciati in vista perché collegati a discussioni riguardanti paesi in cui è importante fare sentire la voce degli oppressi. Non si tratta di contenuti legati al terrorismo, ovviamente, ma di immagini o video non censurati condivisi per aumentare la consapevolezza riguardo a determinati eventi o per condannarne la violenza. "Quando esplode una crisi nel mondo organizziamo i nostri dipendenti e, se necessario, riallochiamo le risorse per assicurarci di poter rispondere velocemente ad ogni violazione" continua il messaggio. "Durante gli attentati di Parigi molti dipendenti hanno lavorato tutto il giorno per rispondere al picco di segnalazioni da parte della community".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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