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TikTok ha chiesto ai moderatori di bloccare i video degli utenti “brutti” e poveri

Alcuni documenti ottenuti da The Intercept rivelano le linee guida che i moderatori della piattaforma hanno dovuto seguire per mesi nella promozione o penalizzazione dei video selezionati dagli algoritmi della piattaforma per la diffusione. Nelle clip non dovevano figurare protagonisti o ambientezioni dall’aspetto sgradevole.
A cura di Lorenzo Longhitano
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tiktok rapporto trasparenza

Fin dalla nascita di TikTok, uno degli aspetti maggiormente legati al successo della piattaforma sono stati i suoi algoritmi — sistemi automatizzati pensati per premiare i contenuti più interessanti mostrandoli più spesso agli spettatori. Il meccanismo ha sempre funzionato in due direzioni: ha proiettato persone comuni nell'olimpo degli influencer ma ha anche selezionato video che per il loro valore hanno contribuito ad aumentare il passaparola sull'app attirando nuovi iscritti. Secondo un reportage di The Intercept però dietro agli imperscrutabili algoritmi si sarebbe nascosto per mesi il lavoro incessante di moderatori istruiti a limitare le visualizzazioni dei video che mostrano "persone brutte" e povere, privilegiando clip con ambientazioni e ragazzi di bell'aspetto per rastrellare più utenti possibile.

Il manuale dei moderatori

Non è la prima volta che si parla dell'invisibile lavoro che i moderatori di TikTok compiono ogni giorno per gestire i contenuti pubblicati sulla piattaforma; The Intercept ha però ottenuto alcune pagine del manuale fornito a queste persone affinché intervenissero sui video selezionati dagli algoritmi per finire nell'ambita categoria "per te". Secondo le linee guida i moderatori avrebbero dovuto escludere da questa categoria video con protagonisti utenti dalle "forme del corpo anormali, troppo magre, sovrappeso, obese o con evidente pancia". Stando al documento non rientrano nei criteri neppure coloro che mostrano "caratteristiche facciali disgustose" come "mancanza di denti frontali, cicatrici vistose, troppe rughe e altre deformità", ma anche le ambientazioni giudicate modeste o fatiscendi sarebbero state da escludere.

I video non venivano attivamente censurati, ma agire su questo aspetto della loro pubblicazione faceva effettivamente la differenza tra visibilità e oblio. I video reputati adatti a finire nei "per te" vengono infatti spediti in automatico nel flusso iniziale delle clip che si susseguono immediatamente all'apertura di TikTok, ovvero la sezione principale — e spesso l'unica — dalla quale i nuovi utenti partono per farsi un'idea di cosa sia l'app. Tutte le altre clip invece si perdono immediatamente tra le milioni che vengono caricate ogni giorno sulla piattaforma, e chi desidera vederle deve trovarle per vie traverse — magari visitando la pagina dell'utente che le ha caricate, oppure visionando uno degli hashtag al quale sono associate.

La risposta di TikTok

Un portavoce di TikTok ha affermato che i documenti ottenuti sono autentici, ma ha sollevato due argomentazioni a sostegno dell'azienda: che le linee guida fossero mirate a prevenire fenomeni di bullismo nei confronti di questi utenti, e che comunque non siano più in vigore da mesi. Nelle pagine del manuale ottenute da The Intercept però si legge diversamente: per spiegare le motivazioni dietro all'applicazione di alcuni dei criteri incriminati si legge che "Se l'aspetto del protagonista o dell'ambientazione non sono ideali, il video risulterà molto meno piacevole da vedere, e inadatto a essere consigliato ai nuovi utenti".

Per quel che riguarda il fatto che quelle linee guida siano state ora rigettate, va considerato che ormai TikTok è una piattaforma che non ha bisogno di presentazioni e che gli utenti ne sono incuriositi per il solo passaparola. Le pratiche visionate da The Intercept potrebbero insomma essere servite ad attirare il primo miliardo e mezzo di download, messo a segno già tempo fa, facendo iscrivere centinaia di milioni di persone che oggi sono diventati utenti affezionati.

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