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“Tormentati dai venditori per togliere le recensioni negative su Amazon”: l’accusa degli utenti

Tentare di acquistare recensioni positive su Amazon non è l’unica strategia adottata da venditori privi di scrupoli: secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, alcune aziende presenti sul portale sono disposte anche a ritrovare online gli utenti che hanno lasciato una recensione negativa ai loro prodotti, per tormentarli fino a quando non ritirano il loro parere in merito.
A cura di Lorenzo Longhitano
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In un mercato globale competitivo come quello messo in piedi da Amazon all'interno del suo colossale negozio digitale, una recensione positiva può fare la differenza tra un prodotto campione di incassi e uno destinato a non essere preso in considerazione da nessuno. È sulla base di questo meccanismo che negli anni, all'interno del portale, sono nate storture come la compravendita di recensioni documentata da Fanpage.it nei mesi scorsi. Tentare di barattare recensioni positive su Amazon non è però l'unica strategia adottata da venditori privi di scrupoli: secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, alcune aziende presenti sul portale sono disposte anche a ritrovare online gli utenti che hanno lasciato una recensione negativa ai loro prodotti, per tormentarli fino a quando non ritirano il loro parere in merito.

Le richieste dei rivenditori

Tra le testimonianze raccolte dalla testata spicca quella di una cliente che ha acquistato un flacone di olio da cottura spray, convinta dalle opinioni positive espresse da altri iscritti. Una volta rimasta delusa dall'acquisto e dopo aver lasciato una recensione negativa sul portale, la donna ha ricevuto una email sul suo indirizzo personale da parte di un individuo che ha dichiarato di lavorare per l'azienda produttrice dell'olio da lei acquistato: nel messaggio le veniva chiesto di ritirare la recensione negativa in cambio di un rimborso completo, anticipando anche che il messaggio sarebbe stato rispedito a oltranza fino a una eventuale risposta. I messaggi si sono susseguiti così per mesi fino a quando la donna non ha richiesto un semplice rimborso, rifiutandosi però di rimuovere la recensione; a quel punto il rappresentante dell'azienda ha alzato la posta offrendosi di pagarle il doppio del rimborso.

I danni

Amazon ha affermato che le pratiche descritte violano il regolamento dell'ecommerce e possono portare alla sospensione delle attività dei rivenditori colpevoli, ma non sembra avere una influenza diretta sul fenomeno: le comunicazioni – sottolinea sempre il The Wall Street Journal – avvengono al di fuori della piattaforma predisposta dal portale e raggiungono i clienti presso indirizzi email che da tempo il colosso di Jeff Bezos ha smesso di fornire ai suoi venditori proprio per evitare che si verifichino situazioni simili. L'ipotesi è che questi rivenditori risalgano agli indirizzi email dei clienti acquisiti per vie traverse, ad esempio consultando banche dati esterne a partire dai dati anagrafici e dagli indirizzi di spedizione in loro possesso.

La pratica non è ovviamente comune a tutti i rivenditori, ma è comunque sufficientemente diffusa da poterne trovare traccia sul portale e provoca un danno doppio: il primo è ai clienti che – oltre ad aver pagato per un prodotto al di sotto delle aspettative – devono subire le richieste di rivenditori risentiti per la recensione lasciata; il secondo è agli utenti che in questo contesto rischiano di orientare le proprie scelte d'acquisto utilizzando uno strumento falsato.

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