Torna la legge “ammazza-blog”, obbligo di rettifica per i siti web
Chi credeva che con la caduta del Governo Berlusconi l'impianto legislativo voluto dal precedente esecutivo che puntava ad imbavagliare ed immobilizzare la rete si concludesse con la legislatura stessa nelle ultime settimane è stato costretto a cambiare idea. L'atteggiamento contraddittorio di Monti e della sua squadra nei confronti di internet vuole da una parte incentivi allo sviluppo e alle infrastrutture, banda larga e tutti i buoni propositi contenuti nell'Agenda Digitale, ma allo stesso tempo l'appoggio al vergognoso regolamento sul diritto d'autore che l'AgCom si appresta ad approvare e il ritorno di leggi che auspicavamo ormai sepolte come la famigerata “ammazza-blog”.
Nella nuova bozza sulle intercettazioni presentata dal Ministro Paola Severino è contenuto esattamente lo stesso identico comma del DDL Alfano-Buongiorno che prevede "per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". A sollevare il polverone, oggi come allora, non è il principio di rettifica in sé, sacrosanto per chi ritiene di essere stato vittima di un'informazione sbagliata o incompleta, quanto il fatto che la rettifica stessa debba avvenire senza possibilità di replica, ancor meno per un eventuale intervento della magistratura.
É sufficiente richiederla per vedere il gestore del sito obbligato a pubblicarla con egual evidenza entro 48 ore, pena multe fino a 12mila euro. Inutile dire che la diffusione della notizia del “ritorno” dell'ammazza-blog ha subito scatenato feroci polemiche, con un'opposizione trasversale anche in Parlamento, da Fli fino all'Italia dei Valori, dichiaratisi fermamente contrari a questo “scempio della giustizia” (Di Pietro). La bozza in quanto tale non è definitiva e ci sarà tempo fino al 4 maggio per presentare eventuali modifiche; certo è che se la legge dovesse passare così com'è sarebbe un violento attacco alla libertà di parola in rete, nulla a che vedere con la tutela della dignità e dell'onorabilità delle persone.
La questione, oltre a trovare risonanza su tutta la stampa italiana, ha superato anche i confini nazionali, con i media stranieri che parlano di legge "imbarazzante" e di un vera e propria mossa a sorpresa da parte del Governo Monti nei confronti di un comma che sembrava essere accantonato proprio per la sua caratteristica liberticida.