Dopo lo scandalo dei conti truccati, Toshiba tenta di risollevare le proprie sorti tagliando una grossa fetta della propria forza lavoro. L'azienda giapponese ha annunciato di voler lasciare a casa circa 6.800 dipendenti, pari ad un terzo della propria forza lavoro mondiale. La decisione andrà ad impattare tutti i business della realtà di Minato, dagli elettrodomestici ai prodotti informatici come computer e televisioni. L'operazione comporterà una perdita di circa 550 miliardi di yen – pari a 4,2 miliardi di euro – per l'attuale anno fiscale, in vigore da aprile 2015 a marzo 2016.
Sembra che nel corso degli ultimi sette anni gli utili siano stati gonfiati per 1,1 miliardi di euro. All'inizio si sospettavano falsi profitti dichiarati per circa 50 miliardi di yen, ma le indagini di un comitato esterno avrebbero portato a galla utili gonfiati per oltre 170 miliardi di yen. A finire sotto i riflettori sono stati i membri del cda, su cui la commissione sta indagando per stabilire le responsabilità. Prima ancora di conoscere l'esito dell'inchiesta, il CEO Hisao Tanaka ha annunciato le sue dimissioni e ha lasciato l'azienda a settembre insieme al vice presidente e a otto manager.
"Potrebbero volerci 10 anni prima che l'azienda ottenga nuovamente la fiducia degli investitori" ha spiegato un'analista della Ichiyoshi Asset Management Co. "Potrebbero anche utilizzare questa opportunità per gestire i business poco redditizi, vendendoli o fondendo le proprie operazioni con quelle della concorrenza". Massai Muromachi, l'attuale CEO di Toshiba, sta lavorando per trovare strade percorribili con le quali risollevarsi dal periodo nero che ha coinvolto la realtà giapponese. Il primo passo sarà quello di fare causa alla vecchia dirigenza, mentre dall'altro lato dovrà rispondere all'azione legale intentata dagli azionisti.
