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Toshiba, la crisi è drammatica: “Potremmo fallire”

L’ex colosso dell’elettronica nato 138 anni fa in Giappone potrebbe presto fallire. A svelare la grande crisi che la sta colpendo è l’azienda stessa, riconoscendo che la continuità aziendale è a rischio anche a causa delle grosse perdite subite.
A cura di Marco Paretti
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L'ex colosso dell'elettronica nato 138 anni fa in Giappone potrebbe presto fallire. A svelare la grande crisi che la sta colpendo è l'azienda stessa, riconoscendo che la continuità aziendale è a rischio anche a causa delle grosse perdite subite. Si parla, secondo la nota divulgata da Toshiba, di 4,5 miliardi di euro nei soli 9 mesi del 2016, con un rosso che può raggiungere anche gli 8,6 miliardi di euro al termine dell'anno fiscale previsto per marzo 2017. Una situazione drammatica dovuta ad una crisi che prosegue ormai da diversi anni, soprattutto in seguito all'inchiesta da parte dell'Indipendence Investigation Committee in seguito allo scandalo finanziario del 2015 che ora potrebbe persino escluderla dalla Borsa di Tokyo.

La pubblicazione del bilancio è già stata rinviata due volte e anche ora, con la certificazione della perdita di 4,5 miliardi di euro, l'azienda da non è riuscita ad ottenere l'approvazione da parte dei revisori di PricewaterhouseCoopers. A gravare sull'operatività di Toshiba è la controllata statunitense Westinghouse, realtà del settore dell'energia atomica che pochi giorni fa ha presentato richiesta di fallimento. La Westinghouse, acquisita nel 2006, ha nel tempo trascinato a fondo l'ex colosso nipponico, che a causa dell'azienda americana ha raggiunto perdite miliardarie e ha dovuto bloccare numerosi progetti all'estero. Una situazione aggravata dallo scandalo fiscale del 2015 che ha portato alla scoperta di una procedura con la quale l'azienda ha gonfiato più volte i profitti.

Oggi, a causa di tutti questi scivoloni, le azioni di Toshiba valgono un quinto di quanto valevano nel 2007. L'unica via di uscita, secondo i vertici, sembra essere quella della vendita della maggior parte dei dipartimenti, compresi i principali come quello, fondamentale, dei chip. A quest'ultimo sembrerebbe essere interessata la Foxconn, l'azienda che assembla, tra gli altri, gli iPhone: secondo il The Wall Street Journal sarebbe disposta a pagare 27 miliardi di dollari per acquisire la divisione dedicata ai processori di Toshiba, un'offerta che ha superato persino quella presentata da un fondo di investimento supportato dal governo giapponese. Realtà, quest'ultima, che si è dimostrata estremamente interessata alle sorti dell'azienda: il premier Shinzo Abe la considera un'attività strategica per il paese. Che ora rischia di finire in mani cinesi.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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