Trump blocca il DACA, pugno di ferro dal mondo tech: “Un giorno triste per l’America”
Negli scorsi mesi se ne parlava, ma la conferma definitiva è arrivata ieri. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la fine del Deferred Action for Childhood Arrivals, più comunemente conosciuto come DACA. Il programma, introdotto da Barack Obama nel 2012, rientra nel quadro della gestione dell’immigrazione degli Stati Uniti. In particolare permette ai tanti immigrati irregolari arrivati negli States da piccoli, accompagnati dai loro genitori, di non ottenere l’espulsione nella terra dove, di fatto, sono cresciuti. Sono migliaia i rifugiati che fino ad oggi hanno beneficiato del programma di accoglienza. Si parla di 800.000 immigrati che negli Stati Uniti, grazie al DACA, studiano o hanno trovato un posto di lavoro. I beneficiari di questo programma vengono chiamati dreamers, nel segno di quel sogno americano che ambiva ad una prosperità sociale ed economica.
Donald Trump ha fatto sapere che a partire dal 5 marzo 2018 il programma introdotto da Obama cinque anni fa sarà da ritenersi archiviato. La richiesta del presidente, presentata al Congresso, è quella di sostituire il DACA con un’altra legge adeguata, da varare prima di marzo, quando il Deferred Action for Childhood Arrivals resterà un ricordo.
È bene precisare che il DACA, negli Stati Uniti, non permette ai richiedenti di avere la cittadinanza. La richiesta di particolari tutele dura due anni, ed è sempre rinnovabile. Non tutti hanno potuto usufruire del programma di accoglienza, perché le regole parlano chiaro. Per essere idonei al Deferred Action for Childhood Arrivals è indispensabile essere arrivati negli States prima del 2007, avere avuto almeno 15 anni al momento dell’arrivo e meno di 31 nel 2012. Il programma prevede anche un’ammissione stipulata sulla base di criteri di merito. Nessun immigrato può averne accesso se non ha il certificato penale in regola e senza "macchie" e se non ha conseguito il diploma (è ammesso anche chi, al momento dell’arrivo, frequenta le scuole superiori).
Durissime le reazioni al provvedimento di Donal Trump. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha definito quello odierno “un giorno triste per l’America”, che deve fare i conti con una decisione “particolarmente crudele”. E c’è una lettera, firmata dal CEO di Apple Tim Cook, di Amazon Jeff Bezos, di Google Sundar Pichai, di Uber Thuan Pham e di Airbnb Biran Chesky, che si oppone fermamente allo stop del programma statunitense. “I dreamers (ovvero coloro che usufruiscono del DACA) sono vitali per il futuro delle nostre aziende e per la nostra economia. Con loro possiamo crescere e creare nuovi posti di lavoro. Anche grazie a loro noi continueremo ad avere un vantaggio globale competitivo”, riporta la lettera. Anche sui social network, su Twitter in primis, pugno duro contro l'annuncio della data di abolizione del programma, fissata al 5 marzo 2018.