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Twitter sta pensando di bandire i video deepfake dalle sue pagine

La piattaforma di microblogging ha chiesto ai suoi utenti come desiderano che venga affrontato il problema delle manipolazioni video tramite intelligenza artificiale. Tra le opzioni prese in considerazione ci sono la rimozione dei tweet, la penalizzazione e un sistema di segnalazione accanto ai video modificati.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Ultimamente il social network Twitter è più impegnato che mai nell'annunciare cambiamenti votati a migliorare la qualità del dibattito sulle proprie pagine. In queste ore la responsabile della sicurezza e dell'affidabilità della piattaforma Del Harvey ha annunciato un giro di vite sul fenomeno dei deepfake, le manipolazioni video basate su algoritmi di intelligenza artificiale che rendono possibile ritrarre un soggetto qualunque in atti che in realtà non ha mai compiuto.

La comunicazione appena diffusa riguarda un sondaggio che il social ha recentemente messo a disposizione per capire dai propri utenti cosa questi ultimi desiderino venga fatto in un ambito sensibile come quello dei fake a mezzo video e fotografico. In particolare Twitter ipotizza diverse soluzioni, tra le quali la più drastica è la rimozione dei tweet che contengono foto e video manipolati. A questa ipotesi si affiancano però approcci alternativi intermedi: un'ipotesi presa in considerazione è quella di applicare specifiche etichette di segnalazione sui tweet in questione, mentre un'altra strada prevede invece di penalizzare i contenuti tra i risultati di ricerca e nelle timeline; il social network potrebbe infine far apparire un messaggio di avviso a tutti gli utenti che stanno per ricondividere un video deepfake o una foto manipolata, così che siano al corrente del fatto che stanno potenzialmente per diffondere disinformazione.

Il social potrebbe infine adottare più di una soluzione contemporaneamente, anche se non è ancora chiaro quando effettivamente deciderà di prendere provvedimenti sulla base dei risultati del sondaggio proposto in queste ore. Il tempo in effetti è un fattore cruciale in questa corsa, perché al di là dell'appuntamento con le elezioni statunitensi del 2020, il problema dei deepfake nel campo dell'informazione (pur non essendo ancora ancora endemico) non va sottovalutato: i più recenti algoritmi di intelligenza artificiale sono già in grado di mettere in bocca a politici e personaggi di spicco parole che non hanno mai pronunciato; quando saranno alla portata di chiunque avranno il potenziale per infiammare il dibattito civile online e potenzialmente influenzare l'opinione pubblica in modo ancora più tossico di quanto già non avvenga durante le attuali campagne di disinformazione.

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