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Uber, di nuovo bannata in Europa e ora è la volta di Berlino

Nuovo stop per Uber in Europa. Dopo Amburgo nel mese scorso, ora è la volta di Berlino. Le autorità della capitale tedesca hanno dichiarato che i passeggeri che usano il servizio non possono essere coperti da assicurazione, in quanto non si tratta di taxi tradizionali. E prevedono multe salate per l’azienda e gli autisti.
A cura di Francesco Russo
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Uber, l'app che consente all'utente, attraverso un servizio peer-to-peer, di raggiungere una destinazione entrando in contatto direttamente con l'autista del mezzo, in Europa è ormai al centro delle proteste, soprattutto negli ultimi due mesi, da parte delle categorie dei tassisti che la vedono come una minaccia per il loro lavoro. Ma oggi Uber subisce un nuovo, e clamoroso, stop da parte delle autorità cittadine di Berlino, la capitale tedesca in cui Uber opera da sei mesi. Il motivo sarebbe, come già sottolineato da altre capitali europee, Milano inclusa, legato alla scarsa sicurezza garantita ai clienti. Le autorità berlinesi hanno dichiarato che i passeggeri che fruiscono del servizio non possono essere coperti da assicurazione, in quanto non si tratta di taxi nel senso tradizionale, impedendo quindi ai mezzi, che fanno parte del circuito di Uber, di circolare.

E di fianco alla dichiarazione di divieto, dichiarato ieri, tra l'altro "con effetto immediato", le autorità di Berlino fissano a 25 mila euro la multa nel caso in cui l'azienda ignorasse tale divieto, quindi nel caso di ogni passeggero trasportato con la volontà di non rispettare il divieto. E non solo, una multa di 20 mila euro verrà comminata anche all'autista del mezzo, nel caso in cui appunto decidesse comunque di operare nonostante il divieto.

Questo non è il primo divieto che Uber incassa in terra tedesca. Lo scorso mese di luglio un simile divieto era stato dichiarato dalla autorità di Amburgo, dopo un mese dallo sbarco in città.

Ad accogliere in modo favorevole la decisione delle autorità della capitale tedesca non poteva non essere la categoria dei tassisti. Richard Leipold, presidente dell'Associazione Tassisti di Berlino, da dichiarato:

Come tassisti, noi siamo obbligati a rispettare tutta una serie di regole e impegni. Con la sua decisione del senato di Berlino, si è chiarito che questi valgono per ogni operatore sul mercato, dunque, anche per i concorrenti digitali come Uber".

Leipold ha detto di sperare che altre città seguano l'esempio di Berlino.

Ma oggi arriva anche la dichiarazione, molto attesa, di Uber, la quale afferma di voler continuare ad offrire il servizio nella capitale tedesca, nonostante il divieto.

La decisione delle autorità di Berlino non è progressista, ha solo lo scopo di limitare la scelta dei consumatori, secondo delle ragioni sbagliate", ha detto Fabien Nestmann, General Manager di Uber in Germania. "Come un nuovo operatore, stiamo cercando di portare la necessaria concorrenza in un mercato che negli anni non è mai cambiato."

Nel mese di giugno Uber è stata al centro di proteste da parte delle categorie dei tassisti di mezza Europa. Da ricordare poi lo spiacevole incidente occorso a Benedetta Arese Lucini, General Manager di Uber in Italia, le cui proteste dei tassisti di Milano inscenate durante la Wired Next Fest, le impedirono di parlare.

Sempre nel mese di giugno, Uber ha ricevuto un nuovo importante finanziamento il quale ha fatto lievitare il valore dell'azienda a 18 miliardi di dollari.

Vedremo  se ci saranno altre città che seguiranno l'esempio di Berlino anche al di fuori della Germania, di sicuro si annunciano tempi duri in Europa per l'azienda di Travis Kalanick.

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