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Uber: le proteste in Europa e la crescita di un mercato ricco di alternative

Uber continua a fa discutere e a crescere, nonostante le proteste dei tassisti di mezza Europa, con un valore che ormai è di 18 miliardi di dollari. Ma il mercato è in forte ascesa e crescono anche le tante alternative, per lo più operative negli Usa, ma presto lo saranno anche a livello internazionale.
A cura di Francesco Russo
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Di Uber si continua a parlare in questi giorni e continua a crescere. L'azienda fondata nel 2009 da Travis Kalanick (CEO) e Garrett Camp ha ricevuto nei giorni scorsi un nuovo importante finanziamento, facendo crescere il valore complessivo della startup arrivato ormai a 18 miliardi di dollari. Ma di Uber si è parlato anche ieri in relazione alle proteste messe in atto in diverse capitali europee dai tassisti che vedono in Uber una minaccia per il loro lavoro. Anche se poi altrove, ad esempio a New York anche i tassisti hanno aderito a Uber, considerandolo quindi come  un'opportunità. Le proteste di ieri seguono l'eclatante protesta dei tassisti milanesi durante la Wired Next Fest in cui era ospite Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber in Italia, impedendole, di fatto, di parlare.

Ma il fenomeno Uber contagia anche e crescono app che cominciano a offrire servizi simili, con un mercato ormai davvero in fermento. Al momento sono tutte dislocate negli Usa e poche funzionano a livello internazionale, ma non si sbaglia nel dire che presto anche queste app saranno via via più conosciute e usate. Per restare nella tipologia di Uber, ossia un servizio peer-to-peer che consente all'utente, quando cerca il mezzo con il quale raggiunta la propria destinazione, di entrare in contatto direttamente con l'autista, ce ne sono tantissime e sono operative per la maggior parte dei casi negli USA.

La prima è Lyft, fondata nel 2012 da Logan Green e John Zimmer a San Francisco, anche questa app consente la modalità peer-to-peer solo che il servizio non prevede tariffe specifiche, ma l'utente corrisponde all'autista una "donazione". Secondo l'azienda, usare il questa app consente agli utenti un risparmio del 30% rispetto alle normali tariffe dei taxi. Attualmente l'app è operativa in 60 città Usa tra le quali San Francisco, Los Angeles, San Diego, Sacramento, Seattle, Chicago, Washington DC, Boston, Charlotte, Denver, Dallas, Atlanta , Baltimora, Phoenix e Minneapolis. Obiettivo è quello di espandersi anche a livello internazionale.

Sempre restando nella tipologia peer-to-peer, simile a Uber è anche Sidecar, fondata sempre nel 2012 a San Francisco da Sunil Paul, CEO, e Jahan Khanna, CTO. Anche Sidecar ha una rete di trasporto che consente agli utenti di scegliere il mezzo con cui muoversi e risparmiando più del 10%. In questa tipologia le tariffe sono invece imposte, basate infatti sulle tabelle ETA. L'azienda ha di recente ricevuto un finanziamento di 20 milioni di dollari ed è in forte espansione degli USa.

Altra app simile a Uber è Flywheel, di Redwood City (fondata nel 2009 e il CEO è Steve Humphreys) mobile app che è molto simile alle sue dirette competitors ma con qualche caratteristica in più. L'utente che vuole un mezzo di trasporto, utilizzando Flywheel verrà servito da quello più vicino alla posizione in cui si trova in quel momento, risparmiano dal 10 al 15%. Flywheel controlla e seleziona molto sia gli autisti che i mezzi, fornendo tutto il supporto operativo. Ad oggi è operativa a San Francisco, Los Angeles e Seattle e  di recente ha ricevuto un finanziamento di 22,8 milioni di dollari.

Queste sono le dirette competitor di Uber, non presenti ancora in Italia. Nel nostro paese, a parte il successo di Uber, ha preso piede invece il servizio di car sharing, cioè quello della condivisione del mezzo tra più viaggiatori che poi dividono le spese di viaggio. Un esempio su tutti può essere BlablaCar che mette in contatto utenti e conducente del mezzo attraverso il sito e i prezzi sono davvero molto competitivi.

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