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Una 23enne ha inventato una rivoluzionaria plastica bio: è fatta con gli scarti del pesce

Il composto è stato battezzato MarinaTex ed è fatto con squame e pelle del pesce, in aggiunta a gusci di crostacei e agar. Resistente e flessibile, si dissolve nell’ambiente in poche settimane ed è del tutto atossico: il suo impiego ideale sono gli imballaggi monouso destinati all’industria alimentare.
A cura di Lorenzo Longhitano
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L'abuso di imballaggi di plastica usa e getta è uno dei numerosi problemi che dovremmo affrontare velocemente e con risolutezza per evitare che il nostro pianeta ne subisca conseguenze irreparabili, ma la realtà è che siamo ancora in alto mare sia nell'ideazione di nuove soluzioni che nell'adozione di quelle che già esistono. Un aiuto potrebbe arrivare da Lucy Huges, una studentessa di 23 anni che come parte del suo progetto di laurea universitaria ha ideato niente meno che un sostituto della plastica monouso ricavato dagli scarti del pesce e completamente biodegradabile e atossico.

Il materiale è stato battezzato MarinaTex ed è una vera e propria pellicola bioplastica ottenuta a partire dal trattamento di squame e pelle del pesce. Come ha raccontato Huges a Reuters, lo scopo iniziale del suo progetto era semplicemente trovare un modo per ridurre la quantità degli scarti connessi alle attività dell'industria ittica: una volta entrata in contatto con questi elementi però, la studentessa si è resa conto che la loro flessibilità e duttilità nascondeva un potenziale interessante che valeva la pena esplorare. Nei mesi successivi Huges si è dedicata alla preparazione di un composto che esprimesse appieno il potenziale intravisto nella sua esperienza sul campo, arrivando alla ricetta di un materiale dalle caratteristiche simili a quelle della plastica, ma ottenuto solamente da componenti biologiche. Oltre a squame e pelle di pesce, la studentessa ha impiegato anche gusci di crostacei e agar, un gelificante naturale ottenuto dall'alga rossa e utilizzato anche in cucina.

Il risultato non è la soluzione definitiva al problema del sovrautilizzo delle plastiche: la bioplastica MarinaTex si biodegrada in poche settimane e pur mostrando resistenza e flessibilità non può competere con i materiali più rigidi e resistenti nel tempo. Le sue caratteristiche sono comunque promettenti sotto più punti di vista: innanzitutto il metodo di preparazione del composto richiede temperature inferiori ai 100 gradi, e quindi un consumo di energia decisamente basso; inoltre grazie alla sua non tossicità la bioplastica può essere impiegata a diretto contatto con il cibo; infine il fatto che si smaltisca da sé la rende ideale per gli imballaggi.

Per sapere che tipo di impatto MarinaTex avrà sul consumo totale della plastica sul pianeta occorrerà attendere almeno qualche mese: grazie al suo progetto Lucy Huges si è aggiudicata un premio da 35000 euro, con il quale tenterà di mettere in piedi una strategia per la produzione di massa del suo composto.

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