35 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Una sviluppatrice si è impiantata un chip nel braccio per aprire la sua Tesla

Il chip è stato estratto direttamente dalla scheda di attivazione dell’auto ed è stato inserito in una capsula che è stata poi iniettata nell’avambraccio attraverso un’incisione. In questo modo la sviluppatrice può aprire la portiera dell’auto e avviare il motore semplicemente poggiando il braccio sul veicolo e sulla plancia.
A cura di Lorenzo Longhitano
35 CONDIVISIONI
Immagine

Chi ha avuto la fortuna di guidare una Tesla Model 3 non ha troppi problemi a capire come mai i proprietari di questa auto si dichiarino sempre così entusiasti al riguardo, ma finora nessuno si era mostrato tanto legato da impiantarsi la chiave di avviamento direttamente all'interno del proprio corpo. È successo in questi giorni quando Amie Dansby — sviluppatrice, creativa e personalità del web — ha deciso di impiantarsi un chip di autenticazione sottopelle per poter avviare l'auto in ogni momento e anche quando gli altri metodi di riconoscimento non funzionano.

Il veicolo completamente elettrico non si apre né si avvia con una comune chiave, ma in tre modi differenti: attraverso un segnale dallo smartphone, con un portachiavi a forma di auto che invia impulsi wireless a distanza o con un tag a radiofrequenza che la società fornisce sotto forma di una elegante scheda delle dimensioni di una carta di credito. È proprio quest'ultima la componente che è stata utilizzata da Dansby per il suo esperimento di biohacking.

Per prima cosa la sviluppatrice si è liberata del materiale plastico che compone la scheda di autenticazione senza danneggiarne il chip, che è la sola componente necessaria all'apertura delle portiere e all'avvio dell'automobile. Per farlo le è bastato inserire la scheda nell'acetone e attendere che la plastica si sciogliesse rivelando il chip metallico all'interno; il dispositivo è stato poi sigillato in una capsula di materiale biocompatibile — pensata cioè per essere inserita nel corpo umano senza causare reazioni avverse come infezioni o rigetto; la capsula con il chip all'interno è stata infine posizionata attraverso un'incisione appena sotto allo strato epiteliale dell'avambraccio.

In realtà non è la prima volta che Dansby sperimenta con l'impianto di chip sottopelle: nella sua mano sinistra risiede già un tag RFID che però si è dimostrato troppo poco sofisticato per contenere i codici necessari all'apertura e all'avvio della Model 3, motivo per cui si è sottoposta a questa seconda operazione. Ora l'auto dovrebbe aprirsi anche quando il telefono è spento e le chiavi principali sono rimaste in casa o in ufficio, ma prima di fornire una prova del sistema in funzione la sviluppatrice dovrà attendere che il suo avambraccio si sgonfi dopo l'operazione. Anche in caso di successo comunque rimarrà un problema: per far partire il veicolo è comunque necessario avvicinare il chip a pochissima distanza dalla plancia, il che renderà obbligatorio piegarsi non poco per effettuare l'autenticazione, rendendo le operazioni di avvio decisamente poco eleganti.

35 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views