La cittadinanza come elemento da scambiare, prestare od ottenere. È l'idea dietro a Universal Unconditional, il progetto dell'italiana Stefania Vulpi che punta a far riflettere sul tema dell'integrazione. Cosa succederebbe se nel mondo la cittadinanza – e i diritti ad essa associati – fosse interscambiabile tra diverse persone? Se chi vive in un paese ricco e dà per scontati elementi come l'accesso alla sanità, il diritto al lavoro e all'educazione potesse cedere per un periodo limitato queste possibilità ad un cittadino residente in un paese dove la cittadinanza svolge il ruolo di una gabbia che lo contiene insieme a guerre e povertà? La piattaforma Universal Unconditional indaga proprio questo territorio così paradossale e spinoso, con un progetto presentato nel corso della Dutch Design Week 2015 ed esposto a Rotterdam e alla biennale di Shenzhen.
Quella della Vulpi è chiaramente una provocazione, una design fiction come vengono definiti questi progetti, nata da una riflessione sull'attuale crisi dei migranti che nel loro paese non hanno accesso proprio ai diritti fondamentali che noi diamo per scontati. "Perché non posso prestare alcuni dei diritti che non sto utilizzando a queste persone?" si è chiesta l'ideatrice, che nel frattempo stava vivendo in Olanda. Il risultato di questa riflessione è Universal Unconditional, un portale attraverso il quale è possibile registrarsi per poi donare od ottenere i diritti legati alla cittadinanza di un determinato paese, rappresentati da un visto da aggiungere al proprio passaporto. In questo modo chi non li utilizza può decidere di cederli a chi ne ha bisogno per un determinato periodo di tempo.
Per trovare lavoro e una casa, per esempio, uno straniero potrebbe chiedere in prestito i diritti di un cittadino italiano per poter avviare la sua nuova vita nel paese. Lo scambio di diritti fondamentali, quando non utilizzati dal proprietario, può garantire ad un persona di sfuggire all'oppressione della sua realtà quotidiana, senza per questo gravare sui cittadini che, quei diritti, non li stanno utilizzando. Una provocazione che è anche esercizio mentale, perché Universal Unconditional fa sorgere tante domande. Sul bilanciamento di domanda e offerta, per esempio, ma anche sull'attuabilità e sugli eventuali pericoli derivanti da questa soluzione. Che però, sottolinea l'autrice, nasce proprio per favorire l'integrazione. "Bisogna capire che parte del problema è l'emarginazione che in quartieri come le Banlieu portano a cercare un aggregatore come può essere l'estremismo religioso" ha concluso.
