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Usi un dispositivo per il monitoraggio del sonno? Potrebbe provocarti insonnia

Con il diffondersi di smartwatch e dispositivi indossabili con accelerometri e sensori per il battito cardiaco si è moltiplicato il numero di chi utilizza i dati che generano per valutare la qualità del proprio sonno, ma c’è anche chi si lascia influenzare dalle proprie performance e rovinare il sonno alla ricerca del ritmo perfetto.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Una delle funzioni più apprezzate di smartwatch e dispositivi indossabili per il fitness è la funzione di monitoraggio del sonno, che utilizzando accelerometri e sensori per il battito cardiaco valuta quantità e qualità delle ore di sonno degli utenti fornendo occasionalmente consigli su come fare per migliorare questi aspetti della loro vita. Secondo alcuni ricercatori però proprio questo genere di funzionalità rischia di avere effetti controproducenti sulla qualità delle ore di riposo di chi vi si affida troppo seriamente. Lo ha raccontato il New York Times riportando il parere di alcuni medici in riferimento a ciò che alcuni specialisti nel campo ormai da qualche tempo hanno iniziato a definire ortosonnia.

Il ruolo dell'ortosonnia

Il termine, coniato nel 2017, si riferisce all'ossessione di voler tenere sotto controllo i parametri relativi al proprio sonno — dal semplice numero di ore passate a letto fino a quello trascorso nelle fasi di sonno REM. Il fenomeno è andato manifestandosi tra i pazienti di pari passo con il diffondersi degli strumenti adatti a misurare i parametri di questo aspetto della nostra vita, ovvero smartwatch e altri dispositivi indossabili. Il problema è che la ricerca del sonno perfetto può ironicamente essere la causa di disturbi del sonno. Se i dati raccolti dal proprio dispositivo riportano una durata di riposo rigenerante di appena 5 ore, la notte successiva il tentativo sarà probabilmente quello di fare meglio, ma concentrarsi su obbiettivi simili genera pensieri che sortiscono l'effetto opposto rispetto a quello di cadere nel sonno. Forse non servivano gli specialisti a immaginarlo: accade a tutti che il pensiero di avere poche ore di sonno davanti a sé rechi a sua volta insonnia, e un dispositivo che consiglia di rimanere entro determinati limiti non può che recare ansia in alcune persone predisposte.

Utili sì, ma con riserva

Stando ai ricercatori interpellati dal New York Times questi gadget sono sicuramente utili, ma il flusso di dati che generano va inserito in un contesto preciso: quello di informazioni da interpretare e potenzialmente perfino errate. Intanto i gadget meno sofisticati non hanno la precisione di un equipaggiamento medico, e possono diagnosticare problemi in persone che non ne hanno oppure convincere chi già dorme poco di poter dormire ancora meno; inoltre la quantità e la tipologia di sonno ideale varia per tutti. La maggior parte delle persone in realtà comprende questi aspetti quando affida il monitoraggio del proprio sonno alla propria piattaforma di riferimento; per tutti gli altri un sistema simile del sonno potrebbe essere dannoso o quantomeno superfluo: per trattare i casi meno gravi di insonnia potrebbe bastare mantenere ritmi di sonno e veglia regolari ed evitare di distrarsi con i dispositivi elettronici prima di andare a dormire

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