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Valore legale dei titoli di studio, Profumo lancia il primo referendum online

Dopo che Monti aveva richiesto una consultazione pubblica sulla questione ora il Ministro dell’Istruzione lancia il primo esperimento in Italia di referendum online.
A cura di Angelo Marra
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Probabilmente, anzi quasi sicuramente, tra le tante azioni del Governo Monti sulle quali agli italiani avrebbe fatto piacere mettere bocca, la questione del valore legale dei titoli di studio è quella che interessa meno. D'altro canto il popolino non ha potere di parola sulle decisioni importanti (ancor meno in questo caso, con un esecutivo non eletto), quelle che davvero si ripercuotono sulla vita di tutti i giorni, per cui non stupisce che il primo referendum elettronico in Italia veda come argomento protagonista un problema più di forma che di sostanza. Ci avessero provato con temi come il lavoro, la patrimoniale e così via, ci sarebbe stato da divertirsi.

Il popolo italiano invece è chiamato ad esprimersi su un argomento scottante e presente sulle prime pagine di tutti i rotocalchi mondiali; il titolo di studio e il suo valore legale. Secondo alcuni infatti non rappresenterebbe una garanzia di meritocrazia bensì un filtro che inibisce il libero accesso al mercato del lavoro. Anche un cretino capirebbe che il problema non è certo nel titolo di studio in sé; è universalmente condivisa l'idea che un laureato abbia maggiori diritti di accedere ad un determinato posto di lavoro rispetto ad un diplomato e non vi sarebbe ragione apparente per sostenere il contrario. Il problema semmai sarebbe quello di garantire a tutti le stesse possibilità di formarsi e studiare, in modo tale che il titolo conseguito non abbia connotazioni discriminanti di tipo economico ma solo meritocratico ma appare difficile che questo esecutivo, come il precedente, possa abbracciare idee di questo tipo, di chiaro stampo bolscevico.

Allora, per convincere gli italiani che sono ancora nelle condizioni di poter decidere le leggi del proprio stato, il Governo Monti ha deciso di aprirsi ad una consultazione pubblica per districarsi nel torbido di una faccenda così complicata ed appassionante. In questa specie di presa in giro (il popolo chiamato ad esprimersi sui titoli di studio da un esecutivo che sta approvando una riforma del lavoro infischiandosene alla grande dell'opinione di milioni di lavoratori) va registrato però un dato positivo; la consultazione infatti avverrà online, il primo esperimento del genere in Italia. Per votare è sufficiente recarsi sul sito del MIUR, registrarsi tramite codice fiscale e rispondere ai 4 quesiti proposti:

  1. Come giudicate la necessità di possedere uno specifico titolo di studio per poter esercitare una determinata professione? 
  2. Ritenete necessario il possesso di uno specifico titolo di studio per l'accesso al pubblico impiego? 
  3. Come giudichereste una differenziazione qualitativa di titoli di studio nominalmente equivalenti? 
  4. Avete ulteriori osservazioni o proposte sugli argomenti discussi in questo documento o su ulteriori temi o questioni che ritenete connessi alla materia del valore legale del titolo di studio? 

Il termine per esprimere la propria opinione scadrà il 24 aprile, dopodichè il Ministro Profumo renderà noti i risultati. Aldilà della querelle sul titolo di studio, che lascia il tempo che trova, si tratta sicuramente di un esperimento molto interessante, un primo passo verso quella modernità e quell'efficienza che al nostro Paese, o meglio ai suoi governanti, sembrano piacere davvero poco.

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