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Web Tax, l’UE propone una tassa del 3% per i colossi del web

Dopo mesi di discussioni, la Commissione Europea ha presentato una proposta per costringere i giganti del web a pagare le tasse laddove producono profitti. La Commissione, guidata da Jean-Claude Juncker, propone una soluzione “temporanea”, applicabile da subito, e cioè una tassa del 3%.
A cura di Francesco Russo
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Dopo mesi di discussioni, la Commissione Europea ha presentato una proposta per costringere i giganti del web a pagare le tasse laddove producono profitti. La Commissione, guidata da Jean-Claude Juncker, propone una soluzione "temporanea", applicabile da subito, e cioè: una tassa del 3 percento sui ricavi da vendita di spazi pubblicitari (come Google), cessione di dati (come Facebook) e attività di intermediazione tra utenti e business (come Uber), applicabile a società con un fatturato globale superiore a 750 milioni di euro ed uno europeo sopra i 50 milioni. Da Bruxelles stimano che gli introiti potrebbero arrivare ad essere 5 miliardi di euro l'anno.

Alla fine la Commissione è arrivata a formulare una proposta anche se temporanea per tassare i colossi tech che operano sul suolo europeo. Se dovesse essere approvata da tutti e 27 gli stati, la proposta prevede una tassazione sui ricavi del 3 percento da applicare a società con fatturato gloale superiore ai 750 milioni di euro e con un reddito imponibile annuo superiore ai 50 milioni di euro. Le polemiche che infuriano sono tutte rivolte al fatto che la proposta viene fatta passare come una "tassa anti Usa". In realtà non lo è e lo ha ribadito anche Pierre Moscovici, commissario europeo per gli affari economici e monetari: "Non è una imposta anti-Stati Uniti".

Secondo quanto affermato da Bruxelles, la tassa "assicura che le attività che oggi non vengono tassate comincino a generare introiti immediati per gli Stati membri" e aiuta ad "evitare azioni unilaterali" che creerebbero un "patchwork di risposte nazionali che danneggerebbe il nostro mercato unico". La web tax proposta dalla Commissione UE è indiretta, si applica quindi ad alcuni tipi di ricavi ed è una misura temporanea, nel senso che vale fino a che non ci sarà una riforma complessiva che risolva una volta per tutte il problema delle grandi aziende digitali che sfuggono al fisco.

Come si è visto in questi mesi, gli stati dell'Unione Europea si sono mossi in modo poco affiatato. Per quanto riguarda l'Italia, la web tax è stata è stata introdotta nella legge di bilancio di fine 2017 e dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio dl 2019. La norma fiscale italiana dovrebbe far incassare all’erario un gettito maggiore rispetto alla prima versione pari a 190 milioni di euro, con un’aliquota inferiore al 3 percento.

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