WhatsApp multata per 225 milioni di euro: ha violato il GDPR
Solo un mese fa toccò ad Amazon. In quella circostanza la big tech fu bacchettata dall'Unione Europea con una multa salatissima: 746 milioni di euro. Un primato nel campo delle sanzioni europee ai colossi del web. Oggi, 2 settembre, la medaglia d'argento spetta a WhatsApp, sanzionata per 225 milioni di euro dall'Autorità di vigilanza irlandese (DPC). Secondo questo organismo indipendente, la piattaforma di messaggistica istantanea avrebbe violato il regolamento generale della protezione dei dati (GDPR).
Come si è svolta l'inchiesta?
L'indagine della DPC è iniziata tre anni fa, dopo l'entrata in vigore di nuove regole sulla protezione dei dati in Europa. Oggetto dell'inchiesta era capire se WhatsApp avesse rispettato il GDPR, in riferimento alla trasparenza delle informazioni fornite agli utenti sullo scambio dei loro dati personali tra WhatsApp e altre aziende di Facebook.
Lo scorso dicembre la DPC ha inviato le sue conclusioni ad altre autorità europee impegnate affinché queste grandi compagnie rispettino i dati personali degli utenti. Tuttavia, otto di circa 40 di queste autorità non condividevano i provvedimenti richiesti dal Garante irlandese, tra cui un'ammenda fino a 50 milioni di euro. Data la contrarietà di questi ultimi il caso è stato assegnato all'inizio dell'estate 2021 al Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB). Dopo circa due mesi, il Comitato ha emesso una sentenza vincolante che ora il DPC deve applicare.
"Tale decisione conteneva una chiara istruzione che imponeva al DPC di rivalutare e aumentare l'ammenda proposta sulla base di una serie di fattori contenuti nella decisione dell'EDPB e, in seguito a tale rivalutazione, il DPC ha imposto un'ammenda di 225 milioni di euro a WhatsApp", ha riferito l'Autorità di vigilanza irlandese in una dichiarazione.
La difesa di WhatsApp
"Abbiamo lavorato per garantire che le informazioni fornite siano trasparenti e complete e continueremo a farlo", ha dichiarato un portavoce della piattaforma di messaggistica. Una multa di quell'entità è difficile da digerire e infatti WhatsApp ha fin da subito respinto le conclusioni della DPC: "Siamo in disaccordo con la decisione di oggi per quanto riguarda la trasparenza che abbiamo fornito alle persone nel 2018 e le sanzioni sono del tutto sproporzionate. Ci appelleremo a questa decisione", ha aggiunto il portavoce. Un ricorso che sarà presentato all'Alta Corte irlandese – o direttamente alla Corte di giustizia europea – e che, con tutta probabilità, tenterà di sfoltire l'esosa ammenda.