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WhatsApp vuole (finalmente) bloccare le catene di Sant’Antonio

WhatsApp ha annunciato di voler mostrare agli utenti delle notifiche che li avvisano se ricevono una catena di Sant’Antonio che è stata inoltrato diverse volte da altri utenti.
A cura di Giorgio Mennella
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Negli anni cinquanta del XX secolo erano lettere che iniziavano con "Recita tre Ave Maria a Sant'Antonio" e proseguivano descrivendo le fortune capitate a chi l'aveva ricopiata e distribuita a parenti e amici e le disgrazie che avevano colpito chi invece ne aveva interrotto la diffusione. Durante la prima guerra mondiale erano preghiere per la pace e pochi decenni dopo lettere che si spedivano gli amici. L'avvento del digitale ha poi trasformato le catene di Sant'Antonio in messaggi da scambiare dapprima tramite SMS e poi attraverso email e servizi di messaggistica. Questi ultimi, però, potrebbero proprio segnalare la loro fine.

WhatsApp ha infatti annunciato di voler cominciare a mostrare agli utenti delle notifiche che li avvisano se ricevono un messaggio che è stato inoltrato diverse volte da altri utenti. La notifica indica semplicemente "Inoltrato diverse volte" e non parla di bufale o spam, ma aiuta l'utente a capire che tipologia di messaggio si sta trovando davanti. Se poi si decide comunque di inoltrare il messaggio, WhatsApp avviserà ancora una volta l'utente con un messaggio: "Il messaggio che stai inoltrando è già stato inoltrato molte volte". Attualmente la novità è in fase di test e non è stato confermato il suo rilascio ufficiale.

Le catene che oggi circolano su WhatsApp possono sembrare innocenti, ma spesso portano con sé una grande quantità di spam. Molte di esse includono messaggi che chiedono agli utenti di pagare per poter continuare ad usare l'applicazione, mentre altre provano a spingere gli utenti ad aprire documenti allegati che in realtà contengono dei virus. WhatsApp ha inoltre un grande problema con le bufale, che all'interno del servizio possono viaggiare velocemente e senza controllo, avendo anche conseguenze sul mondo reale come dimostrato da ciò che è successo con Facebook.

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