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Woody Allen ha chiesto 68 milioni ad Amazon per aver lasciato quattro suoi film senza distribuzione

Il regista accusa il gruppo di Jeff Bezos di non aver onorato un contratto di distribuzione che prevedeva il rilascio di quattro suoi film. A influenzare la decisione di Amazon ci sarebbero le accuse rivolte ad Allen anni fa dalla figlia adottiva Dylan Farrow e il movimento #metoo nato con lo scoppio dello scandalo Weinstein.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Da soci in affari ad avversari nelle aule di tribunale: il rapporto tra il regista Woody Allen e il colosso dell'ecommerce Amazon ha preso negli ultimi mesi una pessima piega. Stando quanto riportano Variety e Hollywood Reporter, Allen ha fatto causa al gruppo di Jeff Bezos, reo di essersi rifiutato di distribuire attraverso la propria piattaforma di distribuzione quattro degli ultimi film del regista, che la stessa società si era offerta di diffondere in esclusiva.

Secondo l'autore — che ora chiede 68 milioni di dollari di danni alla società — la decisione di Amazon di tirarsi indietro dagli accordi sarebbe basata sulle accuse di violenza sessuale formulate 25 anni fa nei confronti di Allen dal pediatra della figlia adottiva Dylan Farrow, accuse ribadite più recentemente dalla stessa Farrow ma delle quali "Amazon (e il pubblico) erano a conoscenza prima della stipula degli accordi in oggetto e che dunque non costituiscono un motivo valido per porvi fine".

Il punto è che tra il 1992 e il 2019 non sono passati semplicemente 25 anni ma anche il movimento #metoo — che ha contribuito a rimettere in una prospettiva più equa le accuse di questo genere formulate nei confronti dei personaggi di primo piano dell'industria cinematografica e non solo. Anche per questo motivo Amazon sembra aver voluto rimettere in discussione l'opportunità di continuare ad associare la propria immagine a quella del regista: l'accordo stipulato tra la società e Allen in effetti precede lo scoppio dello scandalo Weinstein che diede inizio al movimento e, anzi, era figlio di una mediazione condotta da Roy Price, ai tempi numero uno degli Amazon Studios ma licenziatosi a fine 2017 a causa dei suoi legami proprio Harvey Weinstein e la Weinstein Company.

A fare riferimento a questi fatti è lo stesso atto di accusa di Allen, secondo il quale, proprio per via della vicenda relativa a Price, il gruppo avrebbe inizialmente proposto di posticipare al 2019 la distribuzione del film "A Rainy Day in New York" previsto per l'anno scorso, salvo poi annullare definitivamente i piani. Stando ad Allen, Amazon avrebbe successivamente informato il regista della volontà di porre fine all'accordo, divenuto "insostenibile" a causa di "nuovi eventi sopraggiunti, tra i quali le rinnovate accuse nei suoi confronti e il rifiuto sempre più frequente da parte degli attori di lavorare con il regista".

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