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Zoom ha guadagnato 670 milioni di dollari, ma pagherà zero dollari di tasse

L’azienda ha prosperato come poche nel periodo della pandemia eppure, nonostante l’enorme fortuna accumulata – la casa di sviluppo non restituirà un dollaro alla collettività nel suo Paese: lo stanno sottolineando diversi osservatori online, basandosi sulle informazioni finanziarie comunicate da Zoom agli investitori negli scorsi giorni.
A cura di Lorenzo Longhitano
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L'arrivo di Covid-19 ha messo in crisi milioni di persone, famiglie e imprese, arricchendo pochi soggetti che hanno potuto approfittare della nuova normalità imposta dalla pandemia. Tra questi c'è l'app di videochiamate Zoom: letteralmente sconosciuta prima del 2020, la piattaforma è diventata uno dei servizi Internet più utilizzati in tutto il mondo. Eppure – nonostante l'enorme fortuna accumulata – la casa di sviluppo non restituirà un dollaro alla collettività nel suo Paese: lo stanno sottolineando diversi osservatori online, basandosi sulle informazioni finanziarie comunicate dall'azienda agli investitori negli scorsi giorni.

Guadagni senza precedenti

Tra chi ha puntato i riflettori sui conti di Zoom c'è la CBS, anche se la fonte primaria delle informazioni sono i documenti sulle attività finanziarie del gruppo per l'anno fiscale 2020, resi noti dalla stessa Zoom. Nel periodo di 12 mesi che è terminato il 31 gennaio 2021 il gruppo ha incamerato ben 672 milioni di dollari dalle attività che relative alle iscrizioni agli account professionali del suo servizio di videochiamate. Se la cifra non è comparabile a quelle che guadagnano in un anno colossi del calibro di Facebook e Amazon, resta comunque impressionante soprattutto considerati i ricavi di Zoom nell'anno precedente: appena 21 milioni di dollari. Il distanziamento sociale imposto da Covid-19 ha fatto aumentare le entrate del gruppo de 3.200 percento, ma a questa fortuna improvvisa con tutta probabilità non corrisponderà alcun versamento nelle casse del Paese dove Zoom ha sede, ovvero gli Stati Uniti.

Lo stratagemma

La ragione è semplice: nel periodo fiscale precedente, Zoom ha accumulato un credito d'imposta da 300 milioni di dollari che il gruppo aveva e ha ancora facoltà di sfruttare quest'anno e negli anni successivi. Parte di questo credito verrà utilizzata per ridurre a zero quanto dovuto all'erario nel 2021 in relazione ai guadagni ottenuti nel 2020, ma non solo: da quella somma rimarrà ancora una porzione di credito che il gruppo potrà utilizzare come sconto sulle tasse relative all'anno appena iniziato. Per ottenere questo risultato Zoom – denuncia l'Institute on Taxation and economic policy – utilizza trucchi comuni a molte corporation multinazionali, tra i quali l'utilizzo di corpose stock option come remunerazione per i dirigenti. Stratagemmi simili consentono alle aziende di far figurare a bilancio spese spropositate rispetto a quelle realmente sostenute ma non sono illegali, almeno per come per come sono pensate attualmente le norme fiscali statunitensi.

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