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Zoom non proteggerà le videochiamate gratuite, vuole condividerle con la polizia

Il numero uno di Zoom ha annunciato che sulla piattaforma per le videochiamate sta per arrivare un servizio di crittografia end to end, che però non interesserà tutti gli utenti ma solo quelli che pagheranno per il servizio. La scelta è stata presa per impedire che Zoom diventi un mezzo per organizzare e compiere attività criminali.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nelle settimane di lockdown completo la piattaforma per le videochiamate Zoom è stata protagonista di un'ascesa stellare. Praticamente sconosciuta fino a pochi mesi fa, oggi è uno dei luoghi virtuali preferiti da amici o colleghi, e in generale da chi desidera o necessita trascorrere del tempo insieme ma è impossibilitato dalla distanza o dalle misure di distanziamento sociale messe in atto contro Covid-19. In queste ore però la piattaforma sta facendo discutere per via di una decisione presa dal numero uno Eric Yuan: a partire dai prossimi giorni Zoom offrirà chiamate sicure e crittografate solamente agli utenti che pagheranno il servizio, mentre chi utilizza la versione gratuita risulterà un bersaglio più facile per hacker e forze governative, con le quali in futuro l'azienda ha intenzione di collaborare pienamente.

Perché Zoom non proteggerà le videochiamate gratuite

In questo modo Zoom spera di limitare gli abusi della piattaforma, che ad oggi (come del resto avviene con tutti i mezzi di comunicazione online) viene utilizzata anche per infrangere la legge. Senza misure di sicurezza crittografiche, le videochiamate Zoom sono più facilmente infiltrabili: lasciare scoperta la versione gratuita dell'app dovrebbe insomma scoraggiare coloro che si registrano con email false e sfruttano i canali di comunicazione offerti per organizzare attività criminali. Il CEO del resto è stato chiaro al riguardo: "desideriamo cooperare con l'FBI e con le forze dell'ordine locali, nell'eventualità che Zoom venga usata per scopi illeciti".

La decisione ha un suo fondamento: in queste settimane non sono mancate le denunce sugli utilizzi illeciti di Zoom, che comprendono anche segnalazioni di abusi su minori trasmessi in diretta. Zoom inoltre non è l'unica azienda hi tech che legittimamente cerca di trovare un suo equilibrio tra due esigenze — quella di fornire comunicazioni sicure a coloro che lecitamente necessitano di segretezza e quella di assicurare che la propria piattaforma non venga utilizzata per compiere crimini: Microsoft, Facebook, Google, Apple e Telegram sono solo alcune delle realtà che si devono confrontare quotidianamente con il problema.

Zoom ha però scelto di tracciare una linea perfettamente corrispondente a quella che separa gli utenti free dai clienti paganti, con poche eccezioni come scuole e non profit, che potranno usufruire della crittografia anche senza pagare. Per questo, oltre a chi applaude per l'introduzione dell'opzione crittografica a pagamento e per la scelta di operare un giro di vite nei confronti dei criminali anonimi, non mancano neppure i critici; la decisione infatti è giunta in concomitanza della comunicazione degli ultimi dati finanziari del gruppo, dai quali si evince che Zoom ha già raggiunto il picco di utenti nel mese di aprile e sta ora perdendo il suo appeal.

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