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“Ex drogato e disonesto, distorce la realtà”, le 191 pagine dell’FBI su Steve Jobs

Grazie al Freedom of Information Act sono stati resi noti i file della polizia federale americana sul fondatore di Apple, rimasti finora nascosti. Il suo passato da hippy e la sua attitudine a piegare la realtà a proprio favore potrebbero essergli costati una poltrona nell’establishment di Bush padre. Per fortuna.
A cura di Angelo Marra
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L'FBI aveva un dossier di ben 191 pagine su Steve Jobs. La notizia fa scalpore solo in parte, sia per l'abituale condotta della polizia federale che da sempre si interessa di vip anche non attivi in politica, sia perchè un personaggio di tale portata e di tale peso internazionale non poteva certo sfuggire all'occhio attento e paranoico del Federal Bureau. Tranquilli, il guru dell'informatica non era certo una spia sovietica al soldo del KGB (anzi, la sua famiglia nel rapporto viene “certificata come anticomunista”, in piena psicosi antibolscevica) . Ad attirare l'attenzione dei federali erano piuttosto alcuni trascorsi di Jobs relativi alla sua giovinezza e alcune sue caratteristiche psicologiche ma i file resi noti dall'FBI non rivelano in pratica nulla che qualsiasi fan dell'ex patron di Apple non conoscesse già.

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Sono state ben due le occasioni in cui Steve Jobs è stato messo sotto osservazione. La prima risale al 1985, un anno molto difficile per l'ex CEO di Apple. La guerra intestina nell'azienda tra lui e John Scully da lì a qualche mese lo avrebbe costretto a lasciare l'azienda che aveva costruito e portato al successo. La frattura verrà risanata solo 11 anni dopo, con il ritorno a Cupertino per salvare Apple dal fallimento e riportarla al successo mondiale. In questo clima di profonda tensione accade un episodio su cui ancora non è stata fatta totale chiarezza.

Un pazzo minaccia Jobs di far saltare in aria casa sua e gli uffici di Cupertino con due pacchi bomba se non accetta di pagare un milione di dollari. È proprio l'FBI ad indagare immediatamente e a scoprire che in realtà si tratta solo di un bluff; le bombe non esistono, ma l'ufficio federale apre la prima cartella a nome “Jobs”. La cartella verrà riaperta sei anni dopo, anche se per motivi completamente diversi. Il “maestro” era in piena attività per dare vita a Toy Story, pietra miliare del cinema di animazione e prodotto di punta della sua Pixar (fondata poco tempo dopo l'abbandono di Apple), quando entra negli interessi di George Bush padre, all'epoca invece impegnato per i preparativi della prima invasione dell'Iraq.

Il capostipite della funesta genealogia dei Bush presidenti voleva Steve Jobs per un non meglio precisato ruolo nell'amministrazione governativa nel campo del commercio internazionale. Jobs dopotutto era una sorta di Re Mida in grado di trasformare qualsiasi cosa toccasse in un successo planetario (e il meglio doveva ancora venire) e chi meglio di lui avrebbe potuto guidare l'economia in crisi di un gigante come gli Stati Uniti. Non sappiamo se il futuro inventore di iPhone e iPad avrebbe accettato o meno l'incarico, di sicuro non gli pervenne alcuna comunicazione ufficiale, proprio a causa di uno spietato dossier che l'Fbi aveva realizzato su di lui. È consuetudine infatti che i personaggi esterni chiamati a dirigere importanti ruoli siano sottoposti a “controlli preventivi” per sondare l'eventuale presenza di scheletri nell'armadio che potrebbero mettere in qualche maniera in imbarazzo o in difficoltà l'intero impianto governativo e Jobs non fu escluso da accurate verifiche.

Il rapporto del Federal Bureau, solo ora reso pubblico, non fu certo gentile nei confronti del fondatore di Apple. Il genio, il guru, il maestro, il nuovo Leonardo e così via, tanto per citare solo alcuni dei soprannomi che in fan hanno dato a Jobs negli anni, per l'FBI era invece un personaggio con una spiccata tendenza a “piegare la verità e distogliere la realtà per il conseguimento dei suoi obiettivi”. Gli agenti federali avevano setacciato in lungo e in largo la vita di Jobs, facendo domande a molte persone che gravitavano attorno al defunto imprenditore (compresi vecchi compagni di stanza e una sua amante) e il ritratto che ne deriva dipinge un quadro assai diverso rispetto a quello che tutti conosciamo.

Ecco alcuni stralci:

Diversi individui hanno messo in dubbio l’onestà del Sig. Jobs affermando che il medesimo distorca e cambi la realtà dei fatti per raggiungere i suoi obbiettivi. Hanno anche commentato che, in passato, il Sig. Jobs abbia negato il supporto a [censurato] (la madre di un suo figlio nato al di fuori del matrimonio) e sua figlia; tuttavia, recentemente, ha iniziato a supportarle.

[censurato] ha dichiarato di conoscere il Sig. Jobs da [censurato]. Egli ha caratterizzato il Sig. Jobs come un individuo ingannevole e non del tutto onesto e sincero.

[censurato] ha dichiarato di non essere più amico del Sig. Jobs. Prova un po’ di amaro nei confronti del Sig. Jobs a causa del suo rapporto con il Sig. Jobs alla ACI. Ha descritto il Sig. Jobs come un individuo onesto e degno di fiducia; tuttavia, la sua moralità è opinabile.

L'Fbi punta il dito anche sul passato di Jobs riguardo all'uso di sostanze stupefacenti. Senza considerare il contesto in cui il giovane informatico era vissuto, la California in pieno periodo hippy, il rapporto rivela:

Diversi individui hanno parlato dell’uso di droghe che il Sig. Jobs ha fatto in passato.

Il riferimento è al consumo di marijuana e LSD, un vizio di certo condannabile ma considerato una “prassi” nell'epoca in cui Jobs era vissuto. Anche se lo stesso rapporto ne indica l'uso limitatamente all'età giovanile, il fatto che sia stato comunque riportato nel dossier ufficiale suggerisce come il vizio ormai passato del maestro rappresentasse comunque una macchia indelebile sul suo profilo pubblico. Il rapporto dell'FBI non fa altro che aggiungere l'ennesimo tassello nel complicato quadro della personalità di Steve Jobs. È comprensibile che l'attenzione dei federali fosse orientata più verso gli aspetti caratteriali e legali, senza considerare invece l'apporto rivoluzionario che il suo lavoro ha portato negli anni, ma di sicuro il profilo disegnato dal dossier rispetta solo in parte la figura di uno dei personaggi più controversi e geniali dello scorso secolo.

Dopotutto, non era forse la sua capacità di distorcere la realtà, reinventandola di volta in volta, ad averlo reso così celebre e amato in tutto il mondo?

Il report integrale è scaricabile da questo link.

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