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Facebook, se lo usi male non trovi lavoro: un candidato su tre scartato dalle aziende

Attenti a ciò che condividete su Facebook, potrebbe costarvi il posto di lavoro. È il risultato della ricerca Work Trends Study di Adecco, la quale ha sottolineato come la condivisione pubblica di elementi estremi della propria vita privata possa contribuire a creare una reputazione negativa in grado di influenzare fortemente la decisione di un datore di lavoro durante la valutazione iniziale.
A cura di Marco Paretti
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Attenti a ciò che condividete su Facebook, potrebbe costarvi il posto di lavoro. Anzi, quel posto potreste persino non vederlo mai. È il risultato della ricerca Work Trends Study di Adecco, la quale ha sottolineato come la condivisione pubblica di elementi estremi della propria vita privata possa contribuire a creare una reputazione negativa in grado di influenzare fortemente la decisione di un datore di lavoro durante la valutazione iniziale. Non bisogna, quindi, solo dimostrare di poter sfruttare appieno i social network – una caratteristica sempre più richiesta nel mondo del lavoro – ma anche di saperli utilizzare nella maniera corretta e senza esagerare sfociando nell'eccessivo.

Lo studio ha coinvolto 2.742 candidati e 143 responsabili delle risorse umane, dimostrando che il rapporto è ormai fortemente caratterizzato dalla presenza di indagini svolte all'interno dei social network e, in generale, nell'ambiente online. D'altronde sempre più spesso è lì che condividiamo elementi anche intimi della nostra vita, consentendo a chiunque di darci un'occhiata. Un'eventualità che però può portare un reclutatore a vedere elementi che preferiremmo non finiscano sulla scrivania di un nostro potenziale datore di lavoro. Nel 64% dei casi, infatti, le risorse umane cercano informazioni online sui candidati.

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Una strategia che peraltro, rispetto all'anno scorso, ha subito un incremento del 19% ed entro il 2017 salirà fino al 71%: due ogni tre candidati saranno scrutinati sul web. Sugli stessi binari, però, si muove il settore della ricerca del lavoro: anche i candidati hanno la possibilità di effettuare ricerche sul possibile posto di lavoro, scoprendo se si tratta di un luogo adatto alle loro specializzazioni e se ci sarà possibilità di fare carriera. "Non c'è dubbio che l'attenzione al proprio profilo sui social network sta diventando una fattore importante nell'approccio al mondo del lavoro" ha spiegato Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco. "Il ricorso a una analisi della pagina Facebook dei candidati non è l'elemento essenziale in una scelta. Ma di fronte a un candidato di cui non si è del tutto sicuri o che è in concorrenza con altri, potrebbe determinare la scelta finale".

Si scopre quindi che i social network vengono utilizzati per trovare candidati passivi (78,3%), verificare i curriculum (75,5%) e la rete del candidato (67,1%), ma anche controllare i contenuti (57,3%) e la reputazione (50,3%). In questo panorama, gli elementi che possono escludere un candidato da una possibile posizione lavorativa sono la pubblicazione di foto scomode (20%), curriculum non veritieri (18%), lo sfoggio di caratteri non adatti all'azienda (16%) e contenuti discriminatori (8,4%). Questo, sottolinea lo studio, vale sia per Facebook che per Twitter, anche se il primo gode ovviamente di una diffusione e una profondità maggiore.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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