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Google scansiona Gmail e trova materiale pedopornografico: arrestato un uomo a Houston

Il colosso di Mountain View contribuisce all’arresto di un pedofilo grazie alla scansione dei file contenuti nel suo Gmail. Si tratta di una modalità insolita, vista raramente fino ad ora, che ha generato non poche polemiche tra i fondamentalisti della privacy.
A cura di Dario Caliendo
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Il colosso di Mountain View ha contribuito all'arresto di un uomo colpevole di una serie di reati sessuali, con una segnalazione al National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) riguardo un potenziale contenuto illegale riscontrato grazie alla scansione dei file memorizzati nel suo account Gmail, che ha permesso alla polizia di Houston non solo di ottenere un mandato di perquisizione, ma anche di indirizzare gli agenti di polizia a trovare prove evidenti e arrestare il colpevole.

Si tratta di una modalità insolita, vista raramente prima d'ora ma prevista da alcune leggi federali che obbligano le aziende tecnologiche a fare questo tipo di segnalazioni, e che sebbene nello specifico abbia avuto uno scopo benefico e abbia contribuito attivamente alla tutela della legge, potrebbe far nascere non poche polemiche da parte dei difensori più estremi della privacy, che potrebbero ancora una volta puntare il dito contro l'azienda capitanata da Brinn e Page (attualmente in Italia per un meeting che si svolgerà in Sicilia) e l'estrema invasività dei servizi gratuiti offerti agli utenti di tutto il mondo.

In realtà questa tipologia di scansioni difficilmente va ad analizzare il contenuto completo di un messaggio di posta elettronica o degli allegati, ma utilizza una tecnica molto particolare denominata hashing, possibile grazie a una catalogazione a monte di una serie di file con contenuti illegali, che vengono poi memorizzati e classificati in un database con il quale l'enorme potenza di calcolo derivante dai datacenter di Google renderà possibile il riconoscimento dei nuovi file trasmessi e ricevuti in rete, paragonandone le caratteristiche, annullando del tutto la necessità di accedervi.

Una tecnica poco invasiva quindi, che – in un certo senso – aldilà degli allarmismi che potrebbe generare rispetta la privacy degli utenti, ma che potrebbe essere di certo utilizzata anche con scopi meno benevoli, come l'analisi dei contenuti scambiati dagli utenti di Gmail per dare vita a una serie di campagne pubblicitarie ben mirate

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