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Opinioni

Insegnate ai vostri figli l’importanza delle fonti

Perché verificare le notizie nell’epoca di internet è fondamentale. Sia da parte degli utenti, sia da parte di chi dovrebbe basarci l’intero lavoro: i giornalisti.
A cura di Marco Paretti
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insegnate figli fonti bufale

Per la nostra generazione non c’è più niente da fare. Noi, i “nativi digitali”, non siamo stati capaci di assimilare questo semplice quanto fondamentale concetto: una notizia va confermata e accertata prima di essere ripubblicata. È facile, è la prassi per un giornalista e la base per la diffusione di una notizia su quotidiani e periodici, ma nell’epoca di internet e dei social network pare che nelle menti degli utenti (e non solo) viga la regola: c’è scritto su un sito, quindi è vero, quindi lo ripubblico con contorno di giudizi sul mondo e sulla psiche umana.

“ “L’ho letto su Facebook” è il nuovo “Me l’ha detto mio cugino” ”
L’inizio dell’epoca d’oro delle bufale potremmo individuarlo poco più di un anno fa, nel periodo natalizio del 2013, con la notizia della renna rubata e cucinata dai Rom. Una storia apparsa su un sito appartenente al network di hosting Altervista (e quindi creato 10 minuti prima della pubblicazione della news, a stare larghi) il cui nome ha probabilmente dato, nelle menti dei lettori, maggior prestigio alla notizia: Il Giornale del Corriere. Un po’ come se Gino, il panettiere del paese, creasse un sito e lo chiamasse Il Giornale della Repubblica del Corriere Libero e tutti “Ah, che giornale autorevole”. “C’è scritto sul Corriere” è il commento che i più si sono sentiti rinfacciare al momento della richiesta della fonte di questa notizia, un dato che, sarà anche per deformazione professionale, qualcuno chiede ancora. Il Corriere della Sera, ovviamente, non ha mai pubblicato lo scoop di una renna mangiata dai Rom. Il Giornale del Corriere, invece, sì. Tanto è bastato per scatenare il panico e, soprattutto, le condivisioni. “Che orrore” “Poi non bisogna essere razzisti” “Rimandiamoli tutti a casa loro!” Peccato che la notizia non fosse vera, ma solo un sadico divertimento di qualche burlone che voleva fare uno scherzo di natale ai boccaloni. Sfortunatamente i boccaloni sono molti, troppi.

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E dato che non impariamo mai – non che siano mancati altri esempi nell’ultimo anno e mezzo – solo nell’ultima settimana le bufale che si sono riversate sui social sono state decine. Un trend che nel 2014 ha subito un’impennata vertiginosa, spinta sia dalle continue condivisioni dei tanti utenti creduloni sia dalla presa di coscienza dei responsabili delle bufale: più la gente condivide – e lo fa – più i loro siti generano visualizzazioni. È interessante anche analizzare come le bufale riescano a seguire gli argomenti più in voga, effettuando brusche virate e passando da un argomento all’altro in poche ore. Dagli immigrati alla strage di Charlie Hebdo, passando poi al rapimento di Greta e Vanessa e al sempreverde argomento dell’Isis. L’importante è cavalcare l’onda di dissenso che, sui social network, è sempre pronta a travolgere tutto. L’importante è pubblicare la propria idea su ciò che per noi non va nel mondo. Qualsiasi cosa, dalle minoranze alle religioni, dai gruppi culturali al governo. Una volontà che va a braccetto con le notizie inventate. Ci danno un input, una scusa, abbiamo il via libera per dire al mondo come la pensiamo. Ci forniscono un alibi per divulgare un pensiero dalle fondamenta di cartapesta. Poco importa che le notizie siano false, nel caso basta rispondere con “Non me ne ero accorto”.

“ È inaccettabile che i giornalisti non verifichino le fonti ”
Il vero problema è quando a cascarci sono le figure che della verifica delle fonti dovrebbero farne il proprio credo. Perché se a mettere il piede in fallo pubblicando una bufala è la casalinga di Voghera possiamo anche capirlo, ma è inaccettabile che a farlo siano i giornalisti. È inaccettabile che agenzie, quotidiani nazionali e telegiornali martellino per una giornata intera con una notizia falsa come il Blue Monday, la giornata della tristezza. È inaccettabile che un vicepresidente del Senato accusi due ragazze basandosi su voci. È inaccettabile che i quotidiani nazionali scrivano pezzi sensazionalistici su 13 ragazzini uccisi per aver guardato una partita in Iraq senza lo straccio di una fonte. È inaccettabile che questa cosa avvenga nel Bel Paese, perché come scrive il collega Francesco Maria Cirillo questa è "una notizia che esiste solo per l’Italia”. Tre giorni, tre bufale. E questa volta a condividerle non sono state solo le casalinghe di Voghera.

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Quindi perché verificare le fonti? Già, perché? Perché la gente è apatica. Siamo diventati indifferenti e insensibili alle notizie che ci vengono presentate davanti agli occhi ogni giorno, ogni ora, ogni minuto e il fatto che episodi del genere si ripetano ogni due giorni  – non ogni sei mesi, ogni due giorni  – significa che ormai per la nostra generazione non c’è speranza. Siamo vittime della fretta, del sensazionalismo giornalistico degli ultimi anni e dell’utilizzo distorto delle tecnologie moderne. Internet è un mezzo incredibile, ma questa situazione dimostra quanto possa essere pericoloso. Abbiamo bisogno di ritrovare, come dice lo scrittore ceco Kundera, “la lentezza della memoria per abbandonare il demone della velocità”. Quindi fatevi un favore, insegnate ai vostri figli l’importanza delle fonti.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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