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Milano, gratis 500 hotspot in città, ha ancora senso investire nei punti Wi-fi?

Dopo la Provincia di Roma anche il capoluogo meneghino ha deciso l’istallazione di hotspot wifi gratuiti a disposizione dei cittadini. A fronte di una crescita esponenziale delle connessioni mobili, è davvero utile investire in questa tecnologia?
A cura di Angelo Marra
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Tutti connessi all'ombra della Madunina. Il Comune di Milano ha infatti reso noto tramite un tweet dall'account del sindaco e della stessa amministrazione l'arrivo di ben 500 hotspot cablati in fibra ottica e distribuiti su tutto il territorio della città, comprese le aree più periferiche (qui la mappa con tutti i punti).

Un progetto che sfiora il milione di euro per la sua realizzazione e che consentirà, previa registrazione gratuita, l'accesso alla rete ad con un traffico giornaliero di 300Mb, oltre i quali si avrà a disposizione un'altra ora di navigazione a velocità ridotta ma sufficiente alle operazioni di base come scaricare la posta e navigare online.

Si tratta sicuramente di una notizia lodevole, una testimonianza di come l'accesso ad internet venga ormai considerato un bisogno "primario" al pari degli altri concessi ai cittadini da parte delle amministrazioni. Allo stesso tempo però, i diversi progetti in atto nelle principali città italiane (anche la Provincia di Roma ha recentemente lanciato un servizio simile) portano con loro alcune perplessità.

La prima a balzare subito davanti agli occhi è la questione relativa al rapporto con gli operatori privati, che con le loro connessioni mobili offrono un servizio molto simile, ovvero la possibilità di connettersi alla rete anche all'aperto. Il progetto di Milano infatti punta molto sulla copertura delle aree periferiche ed in previsione ci sono altri 1000 hotspot in arrivo nella seconda fase del progetto, il che metterebbe in seria difficoltà i provider che offrono a pagamento un servizio analogo a migliaia di cittadini milanesi. A differenza delle istituzioni pubbliche che hanno sempre ignorato l'ambito delle connessioni mobili, gli operatori privati nel settore hanno investito ingenti quantità di energie e di soldi, trovandosi poi di punto in bianco con l'amministrazione Pisapia (o Zingaretti ad esempio) a fargli da "concorrente", per altro fornendo un servizio simile ma gratuito. Se, come in previsione, l'istallazione di hotspot gratuiti continuerà, si tradurrà inevitabilmente in un danno economico di non poco conto per i provider privati, con migliaia di cittadini che sceglieranno di connettersi gratuitamente piuttosto che pagare i canoni, benché sempre più ridotti, degli operatori telefonici.

Un'altra perplessità riguarda proprio l'utilità di questi hotspot con la diffusione di connessioni mobili sempre più accessibili e performanti. Il fatto che Milano venga coperta integralmente dal servizio, e non solo quindi in aree turistiche, suggerisce che tale servizio sia dedicato più a chi vive nella città che ai turisti (che magari, per pochi giorni, preferiscono utilizzare gli hotspot piuttosto che acquistare una sim con piano dati). Tutti i report sulle vendite di prodotti informatici ci informano che in Italia come nel resto del mondo l'era dei computer tradizionali è ormai sul viale del tramonto, sostituita da quella di smartphone e tablet, prodotti a cui per consuetudine si associa quasi sempre una sim telefonica con internet attivo (a meno di un uso saltuario ed occasionale, nel caso dei tablet). E' lecito supporre quindi che i possessori di tali terminali (che in genere si acquistano per navigare e sfruttare le potenzialità di internet) abbiano già un proprio piano dati con il gestore di riferimento, il che renderebbe superfluo l'utilizzo degli hotspot pubblici, anche in vista delle connessioni LTE in arrivo e della costante riduzione dei costi di abbonamenti e flat.

In un futuro molto vicino ognuno di noi avrà a disposizione la propria connessione (sono milioni gli italiani che già la possiedono), ovunque, anche durante gli spostamenti (cosa che i punti wi-fi non coprono),  il che renderà la presenza di hotspot pubblici praticamente inutile e superata, se non per aree a chiara connotazione turistica o in punti strategici ben precisi. Intanto però si continua ad investire e spendere, mentre l'implementazioni delle connessioni mobili rimane appannaggio (ed onere) esclusivo degli operatori privati. Il totale disinteresse verso il settore da parte delle istituzioni era già chiaro da quando il Ministro Passera ha reso noto il suo Piano Strategico per le infrastrutture, incentrato su banda larga, ultralarga, ma che non faceva menzione nemmeno una volta della parola "mobile" e da parte di Governo e Amministrazioni varie non c'è stato alcun interesse in tale direzione.

A questo punto la domanda sorge spontanea: ha ancora senso investire negli hotspot pubblici? Non sarebbe preferibile una convergenza tra istituzioni e privati per destinare tali fondi allo sviluppo e all'implementazione di connessioni mobili, generalmente viste come il futuro della fruizione della rete?

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