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Sesso online, Italia seconda in Europa: 1 ragazza su 10 confessa di praticarlo

Un barba al pericolo di “Porn Revenge”, sono sempre di più le donne under 35 ad inviare e condividere autoscatti erotici, a differenza degli uomini, che preferiscono utilizzare le parole per stuzzicare il proprio partner.
A cura di Dario Caliendo
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Il sesso online non più un primato americano. E' questo quanto evidenziato da una ricerca statistica condotta dal sito Cam4, che ha tolto i veli su uno dei grandi tabù dei nostri tempi: una donna italiana su dieci ha ammesso di avere ceduto almeno una volta al sesso virtuale, o di praticarlo abitualmente.

Secondo la ricerca, l'Italia è il secondo paese in Europa con il 13 percento di donne under 35 che si divertono a provocare inviando privatamente o condividendo autoscatti erotici. Prima del Bel Paese si posizionano le cugine francesi, ben il 15 percento condivide foto hot. Si difendono le tedesche, con l'11 percento, e le spagnole con il 9 percento.

Le donne italiane però però, di certo appassionate di Sexselfie, sexting e hot selfie (che spesso diventano "Porn Selfie"), restano comunque delle principianti rispetto alle statunitensi: sono ben il 25 percento le giovani americane con un'età inferiore ai 35 anni che si divertono a condividete foto hot, anche di nudo totale.

Sembra pesare sempre meno il pericolo "Porn Revenge". Un fenomeno in forte espansione, soprattutto negli Stati Uniti d'America, che ha dato vita a dei veri e propri portali online che accolgono lo sfogo ed il sadismo di ex fidanzati, ex mariti ed amanti rifiutati che postano foto delle donne – ritenute loro “carnefici” – con tanto di dettagli a corredo, quali indirizzi dell’abitazione e del luogo di lavoro o il link alla pagina Facebook, giusto per accrescere il danno già arrecato dalla foto intima in bella mostra in rete.

Questi siti finora sono rimasti impuniti, ma i legislatori americani hanno avanzato una proposta di legge in merito, per arginare il fenomeno pericoloso. Pericolos0 sì, soprattutto se si considerano le ripercussioni che tante “vittime” della sadica vendetta in rete hanno avuto e continuano a subire sia sul luogo di lavoro – magari perdendo il posto – sia nella vita quotidiana, quando approcciate malamente da sconosciuti per strada che riconoscono il volto della donna senza veli osservata in rete, e quando lasciate sole da amici e parenti inibiti dalla sgradita “notorietà”.

Alcune hanno addirittura cambiato identità, pur di difendersi. Una forma di stalking silente, ma altrettanto pericoloso; un danno d’immagine talvolta irreversibile, con imprevedibili ripercussioni sulla psiche delle malcapitate. Una volta che le foto sono in rete è difficile bloccarne la proliferazione su decine – ma anche centinaia – di siti web e questi non sono responsabili per il materiale caricato online da terze parti, perché la legge federale li tutela in tal senso.

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