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155 anni fa è stata abolita la schiavitù, ma i nuovi schiavi di Elon Musk non possono celebrare

In questi giorni si celebra il Juneteenth, una giornata poco nota ma legata a una ricorrenza molto importante: la fine della schiavitù avvenuta nel 1865. Molte aziende hanno annunciato la festività retribuita, ma i dipendenti Tesla e SpaceX che hanno partecipato alle celebrazioni non saranno pagati.
A cura di Marco Paretti
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In questi giorni si celebra il Juneteenth, una giornata poco nota ma legata a una ricorrenza molto importante: la fine della schiavitù avvenuta nel 1865 in seguito al termine della guerra civile americana. Particolarmente sentita all'interno della comunità nera, la giornata di celebrazioni quest'anno ha un significato ancora più particolare in seguito alle proteste scaturite dalla morte di George Floyd, elemento che ha spinto molte aziende – da Twitter a Nike – a considerarla come una normale festività (lo è in 46 stati su 50). Che tradotto significa consentire ai lavoratori di non andare a lavoro ma essere comunque pagati. Non è della stessa idea Elon Musk, che ai suoi dipendenti di Tesla e SpaceX ha sì permesso di non presentarsi a lavoro, ma a patto di non essere pagati.

Mentre la maggior parte delle aziende della Silicon Valley hanno annunciato la festività retribuita e alcune realtà hanno osservato un minuto di silenzio per ricordare la ricorrenza, le risorse umane di Tesla e SpaceX hanno annunciato che i lavoratori avrebbero avuto la possibilità di prendersi la giornata libera per "celebrare, riflettere o partecipare in eventi importanti per loro". C'è solo un problema: l'email è stata inviata venerdì mattina, dopo che i primi turni erano già iniziati. E a questa prima missiva ne è seguita un'altra che specificava l'assenza di retribuzione per chi non si fosse presentato in fabbrica. Insomma, festeggiate pure, ma fatelo perdendo parte dello stipendio.

Le email sono state inviate pochi giorni dopo l'annuncio da parte di un piccolo gruppo di dipendenti della volontà di organizzare una protesta presso la fabbrica Tesla di Fremont per criticare la scarsa risposta dell'azienda agli avvenimenti che hanno caratterizzato la comunità nera nel corso delle ultime settimane. Ma soprattutto dopo la decisione di Musk di riaprire la fabbrica californiana a maggio, violando il lockdown imposto dallo stato e obbligando i dipendenti a recarsi a lavoro – violando a loro volta la quarantena – pena il non essere pagati. Un'altra decisione sconsiderata figlia solo della necessità di produrre a ogni costo. Un gioco di ricatti che con il Juneteenth crea un paradosso pericoloso: si dovrebbe celebrare la fine della schiavitù, ma i nuovi schiavi possono farlo solo rimettendoci.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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