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Opinioni

Abbiamo provato gli occhiali di Facebook e RayBan che registrano video e riproducono musica

Abbiamo provato per qualche giorno i nuovi RayBan Stories, gli occhiali di Facebook in grado di registrare video, scattare foto e riprodurre musica. Sono il primo passo dell’azienda di Zuckerberg nella realtà aumentata, anche se di questo settore non presentano nessun elemento. Ecco come funzionano e cosa sono in grado di fare.
A cura di Marco Paretti
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Indossare i primi occhiali di Facebook, realizzati in collaborazione con RayBan, provoca due sensazioni differenti: da un lato l'entusiasmo per un prodotto che è comunque nuovo e vuole puntare a un segmento fino ad oggi poco esplorato, dall'altro un senso di dejavu. I RayBan Stories, così si chiamano gli occhiali "smart" prodotti dalle due case, li abbiamo già visti in forma simile quando abbiamo provato gli Spectacles, gli occhiali di Snapchat che facevano (più o meno) le stesse cose. Certo, non avevano il design di un occhiale iconico come quello di RayBan né la forza comunicativa di un colosso come Facebook, ma di base il concetto era quello: registrare foto e video senza dover usare le mani. Un segmento nuovo, appunto, che al netto della risposta del mercato è interessante per vari motivi.

Prima di tutto perché i nuovi occhiali di Facebook/RayBan rappresentano di fatto il primo passo di Zuckerberg nel suo Metaverso, il futuro del social network fatto di realtà aumentata, virtuale e di interazione tra fisico e digitale. Di realtà aumentata, è bene chiarirlo subito, in questi occhiali non c'è niente: ci sono due fotocamere/videocamere da 5 megapixel, un Led, un pulsante, una superficie touch e due altoparlanti. Di base, però, ci sono tre modelli di RayBan iconici: Wayfarer, Meteor e Round, che nel caso dell'integrazione con Facebook non si modificano molto né nelle forme né nel peso, che aumenta di soli 5 grammi.

In mano e indossati gli occhiali sembrano un paio di normalissimi RayBan, un elemento sicuramente positivo che sottolinea il grande lavoro svolto per miniaturizzare tutti i componenti all'interno delle stanghette del prodotto. È possibile scegliere varie tipologie di lenti (polarizzate, colorate, graduate, etc) da associare ai tre modelli disponibili, elementi che fanno lievitare il prezzo dai 329 euro di partenza. Se da un lato, quindi, abbiamo la componente costruttiva di RayBan e un set di occhiali iconici, dall'altro l'elemento davvero interessante è costituito dall'integrazione tecnologica di Facebook, che ha reso smart questi occhiali.

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Sulla stanghetta destra è presente un pulsante che consente di registrare un video di 30 secondi massimi (una pressione) oppure scattare una foto (pressione prolungata), elementi che vengono poi salvati sulla memoria interna (30 video, qualche centinaio di foto) e devono in seguito essere scaricati sullo smartphone attraverso una nuova applicazione chiamata Facebook View. Lato privacy, ogni registrazione o scatto è accompagnato dall'accensione di un Led bianco che indica a tutti quelli attorno a noi della presenza degli occhiali. I filmati hanno una risoluzione di circa 120×1200 pixel a 30 frame per secondo, mentre le foto salgono a 2592×1944 pixel. I video sono quindi quadrati, elemento che li differenzia da quelli rotondi degli Spectacles. Qui c'è la differenza davvero sostanziale tra i due prodotti: nel caso di Snapchat, il filmato restituiva un maggiore senso di "grandangolo", con un marcato effetto GoPro che ampliava i bordi dell'immagine proprio in virtù della forma tonda.

Nel caso dei RayBan Stories, tra la forma quadrata, la stabilizzazione in post produzione e la correzione della distorsione dell'obbiettivo si perde un po' di visione periferica e si ha quindi come risultato un'immagine dritta e pulita, ma meno "grandangolare". Un elemento che non influenza troppo l'esperienza di utilizzo ma che, soprattutto per le azioni che ci fanno lavorare nella parte bassa dell'inquadratura (come quando cuciniamo qualcosa), rischia di tagliare parte dell'immagine. Video che tutto sommato, soprattutto alla luce del sole, risultato piacevoli e ben definiti, di certo sufficienti per la condivisione social su Facebook, Instagram e TikTok.

A gestire tutti questi contenuti è un'applicazione che consente sia il download di foto e video che il loro editing di base. È possibile applicare filtri alle foto o realizzare un piccolo montaggio con i video, così come è possibile generare effetti 3D con le immagini scattate con gli occhiali, che, grazie alle due fotocamere, sono di fatto stereoscopiche. L'applicazione si collega direttamente agli occhiali ed è di facile utilizzo, basta effettuare il login con il proprio account Facebook. Piccola nota: l'azienda dice di non analizzare i contenuti che vengono salvati all'interno dell'app, che restano quindi visibili solamente all'utilizzatore.

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L'elemento che rappresenta una novità, per lo meno rispetto agli Spectacles, è la presenza di due speaker che consentono di riprodurre contenuti audio direttamente dagli occhiali. Qui l'ispirazione arriva da Bose, che ha già commercializzato occhiali in grado di riprodurre musica. L'approccio è interessante: è possibile ascoltare musica, effettuare chiamate o in generale riprodurre l'audio dello smartphone direttamente da questi speaker che vanno a posizionarsi proprio sulle orecchie. Non sono a conduzione ossea, quindi in un luogo silenzioso chi sta attorno a noi potrebbe sentire quello che stiamo ascoltando, soprattutto se esageriamo con il volume. Questo si controlla effettuando degli swipe sulla stanghetta destra, che nasconde un sensore sensibile al tocco. Attraverso questo controllo è anche possibile mettere in pausa un brano, riprodurlo, mandare avanti e indietro la canzone e rispondere alle chiamate. L'aspetto audio è onestamente uno dei più interessanti di questo dispositivo, perché consente di accedere a musica o chiamate senza dover utilizzare cuffie e, soprattutto, passando immediatamente alla riproduzione. Mi è capitato di parlare con qualcuno mentre in sottofondo ascoltavo Beyoncé e non me ne pento assolutamente.

Piccola nota a margine per quanto riguarda la presenza di microfoni (sono tre): oltre alla pressione del pulsante, è possibile avviare la registrazione di un video o scattare una foto attraverso i comandi vocali, che però sono purtroppo disponibili solo in inglese. Si può quindi dire "Ehi Facebook, record a video" o "Ehi Facebook, take a photo" per avviare la registrazione o scattare. Una funzione utile quando si hanno le mani impegnate, ma l'assenza della lingua italiana potrebbe frenare molti dal suo utilizzo.

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Una carica completa degli occhiali dura all'incirca 6 ore di quello che Facebook definisce utilizzo medio, dopodiché vanno ricaricati nell'apposita custodia che consente di ricaricare completamente tre volte gli occhiali. Il case è relativamente contenuto nelle dimensioni e si ricarica attraverso una presa USB di tipo C sul retro. La ricarica completa degli occhiali richiede 70 minuti, ma in 30 minuti i RayBan Stories si ricaricano del 50%. In generale, comunque, questo è un prodotto fatto per passare da questa custodia più volte durante il giorno: basta metterli in carica quando li mettiamo in borsa o se, per esempio, entriamo in un luogo al chiuso, in ufficio o al ristorante.

Se da un lato questi nuovi occhiali funzionano, dall'altro bisogna chiedersi: hanno mercato? La risposta non è scontata, vista l'enorme produzione video che ha accompagnato gli ultimi anni e che gli Spectacles non hanno saputo intercettare per vari motivi (disponibilità, forza del marchio, costruzione del prodotto). Il più grande competitor dei RayBan Stories al momento è proprio il dispositivo su cui si appoggiano, cioè lo smartphone. Devono convincere gli utenti a preferire la registrazione di un video "hands free" a quella che gli chiede di mettere la mano in tasca, tirare fuori lo smartphone, aprire l'app fotocamera e cliccare "registra". Ci sono pro e contro in entrambi i casi: la qualità di uno smartphone è più alta, ma la possibilità di usare le mani e trasmettere una maggiore sensazione di immersione fornisce agli occhiali un vantaggio non indifferente. Come al solito, saranno gli utenti a decidere se questo prodotto è utile al mondo dei social o no. Nel mentre, noi aspettiamo una futura versione che oltre alle fotocamere metta a disposizione anche uno schermo, quello sarà davvero il primo passo di Zuckerberg verso la realtà aumentata.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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