Anche gli editori ora sono contro Apple, vogliono pagare meno commissioni su App Store
Nello scontro che si sta consumando tra Epic Games e Apple sul destino di Fortnite (e non solo) sull'App Store sta per entrare anche un'altra categoria: quella degli editori di giornali e riviste online. Nella giornata di ieri infatti una delle più grandi associazioni di editori negli Stati Uniti ha inviato al numero uno di Apple, Tim Cook, una lettera aperta nella quale viene chiesto all'azienda di abbassare le commissioni del 30 percento che quest'ultima pretende per tutti gli abbonamenti sottoscritti all'interno delle app. L'associazione risponde al nome di Digital Content Next e accoglie tra i suoi membri gli editori di testate come The New York Times e The Washington Post, ma anche di importanti siti web e riviste, motivo per cui potrebbe non essere facile liquidarne le richieste.
Il caso di Amazon Prime Video
L'iniziativa di Digital Content Next muove dalle stesse premesse della rivolta di Epic Games nei confronti dell'App Store di Apple, ma non vi è direttamente collegata. La richiesta degli editori ha le sue basi in una udienza tenutasi il mese scorso presso la commissione antitrust della camera dei rappresentanti statunitense, durante la quale la casa di Cupertino ha rivelato come la regola del 30 percento di commissioni sui guadagni provenienti da prodotti e servizi digitali venduti attraverso le sue infrastrutture in realtà non valga sempre e per tutti.
Nel 2016 infatti Amazon riuscì a ottenere di pagare appena il 15 percento di commissioni sugli abbonamenti alla sua app di streaming, Amazon Prime Video. L'accordo non solo ha permesso al gruppo di Jeff Bezos di risparmiare una quota non indifferente di denaro su ciascun singolo abbonamento, ma costituisce un'eccezione finora mai venuta alla luce a una regola che Apple ha sempre raccontato essere ferrea. Il dettaglio non è da poco e non poteva passare inosservato, tanto che gli editori di Digital Content Next ne hanno fatto il fulcro della loro lettera a Tim Cook.
Nella missiva le realtà rappresentate dall'associazione chiedono di sapere quali siano le condizioni che Amazon ha soddisfatto per ottenere un accordo simile, in modo che gli editori possano fare altrettanto e "ottenere lo stesso tipo di trattamento". Le testate giornalistiche però potrebbero non essere le uniche a voler sottolineare l'incongruenza: alcuni sviluppatori di app hanno criticato più volte quella che definiscono una tassa ingiusta, e a questi soggetti rischiano ora di accodarsi realtà che cercano da tempo di vendere i loro servizi direttamente dall'interno delle loro app, come la stessa Epic Games, o come Spotify e Kobo.