Anonymous e Wikileaks, prime tensioni tra i cyber attivisti
Qualche giorno fa il portale Wikileaks ha inserito sul proprio sito un banner per effettuare una donazione all'organizzazione, in perenne crisi economica dopo che il gotha della finanza mondiale si è prodigato per tagliare tutte le forme possibili di sostegno. Nulla di grave, se non fosse che molti utenti hanno denunciato problemi all'accesso alle notizie senza mettere mano al portafogli, una condizione che non è piaciuta ad Anonymous, il team di pirati informatici che qualche mese fa ha stretto un accordo proprio con il portale di file segreti per la diffusione di materiale top secret.
Secondo gli hacker il popup rappresenta un vero e proprio paywall, come se il servizio fosse a tutti gli effetti a pagamento, una delle peggiori violazioni possibili al codice degli anonimi che naturalmente sono intervenuti criticando aspramente il sito di Assange. Wikileaks ha immediatamente rimosso il banner, adducendo come motivazione le difficoltà economiche che il portale sta riscontrando, con la necessità di reperire fondi per far sopravvivere la piattaforma.
Una motivazione tutto sommato fondata ma che non ha convinto in pieno Anonymous, che per voce di uno dei suoi esponenti non ha mancato di puntare il dito soprattutto sulla questione Assange. I fatti di cronaca che riguardano il fondatore di Wikileaks sono ormai noti a tutti e la battaglia legale del cyber attivista , secondo la sua organizzazione, sta pesando eccessivamente sulle casse della piattaforma (da qui anche l'inserimento del contestato banner) ma per gli hacker si tratta di un eccesso di personalismo che penalizza la mission principale dell'organizzazione.
Uno degli hacker ha affermato che Wikileaks si è trasformata in un "Julian Assange one man show" e che la popolarità del giornalista, soprattutto dopo il suo riparo nell'ambasciata ecuadoregna e le tensioni con le autorità inglesi, sta oscurando quella più importante dell'organizzazione.