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Antitrust indaga su Google, Apple, Amazon e Gameloft per gli in-app purchase

L’obbligo di effettuare acquisti successivi al download gratuito di un’applicazione o di un gioco potrebbe costituire una pratica commerciale scorretta.
A cura di Dario Caliendo
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L'Antitrust ha deciso di avviare un'istruttoria nei confronti di due società del gruppo Google, di iTunes, la filiale di Apple che gestisce gli iTunes store in Europa, di Amazon e Gameloft, società che sviluppa e pubblica videogiochi scaricabili da internet, in merito alle app che appaiono gratuite ai consumatori e che invece richiedono acquisti successivi per poter continuare a giocare.

Il procedimento dovrà verificare se questi comportamenti costituiscano pratiche commerciali scorrette: i consumatori potrebbero essere indotti a ritenere, contrariamente al vero, che il gioco sia del tutto gratuito e, comunque, non sarebbero messi in grado di conoscere preventivamente gli effettivi costi dello stesso. Sussisterebbero, inoltre, carenze informative circa gli strumenti per escludere o limitare la possibilità di acquisti all'interno dell'app e le relative modalità di attivazione.

Come funzionano gli In-App Purchase

Solo perché un'applicazione sia scaricabile gratuitamente non vuol dire che il suo utilizzo sarà gratuito. Sono tante le aziende e le software house come quelle prese di mira dall'Antitrust, ad utilizzare questa nuova forma di revenue in grado di portare guadagni tramite l'acquisto di elementi di gioco.

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In soldoni, la stragrande maggioranza dei viral games o parte delle applicazioni più famose, permettono il download gratuito su smartphone o tablet, ma per poter essere utilizzate al pieno delle funzionalità richiedono agli utenti l'acquisto (o meglio, lo sblocco) di elementi aggiuntivi, operazione che avviene direttamente nell'applicazione e non negli store digitali delle varie piattaforme.

Il problema

Partendo dal presupposto che non c'è nulla di male nel guadagnare tramite un'applicazione (il cui sviluppo molto spesso è un procedimento complesso, frutto di un team di programmatori specializzati), il problema fondamentale sul quale l'Autorità ha deciso di indagare, è che molto spesso questa strategia di vendita tende a creare una sorta di necessità ad acquistare (anche più volte) un determinato contenuto aggiuntivo oppure addirittura acquistare crediti per continuare ad utilizzare l'app o il gioco: in questo modo, a differenza dell'acquisto diretto nell'AppStore o nel Play Store, con il quale gli utenti sono bene informati sulla cifra che andranno a spendere, con gli in-app purchase gli utenti saranno spinti a pagare anche più volte, senza avere la minima idea della spesa totale alla quale andranno incontro.

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