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Apple capitola: niente pedaggio sui contenuti editoriali

Apple cede su tutta la linea: gli editori non saranno più costretti a vendere le app di quotidiani e magazine solo attraverso iTunes App Store ed avranno accesso ai dati personali dei loro clienti. Cupertino teme l’antitrust.
A cura di Anna Coluccino
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Periodo così così per Apple che, sempre più spesso, si ritrova costretta a tornare sui suoi passi e rivedere le sue strategie; in barba a quell'idea di "infallibilità" che ha provato a costruirsi, con fatica, nel corso di questi trentacinque anni di onorata carriera, in verità Apple fallisce con la medesima frequenza di qualsiasi altra compagnia, ma riesce a gestire meglio il “tonfo” e, soprattutto, sa gestire come nessun altro l’esaltazione dei suoi successi.

Un esempio per tutti: all’inizio di questo 2011 Cupertino ha azzardato una strategia rischiosissima; ha tentato di imporre a tutti gli editori di quotidiani e magazine che avevano un’applicazione per iPhone o iPad la vendita dell'app in esclusiva tramite iTunes App Store. In buona sostanza, l’intenzione era di evitare che gli editori vendessero gli abbonamenti alle applicazioni su qualunque altro genere di “shop online” che non fosse iTunes, costringendoli a pagare un “pedaggio” ad Apple pari al 30% degli introiti.

Gli editori, naturalmente, sono insorti gridando allo scandalo. L’idea di non poter vendere una loro applicazione dove preferivano e al prezzo che ritenevano più appropriato era intollerabile, e se ne era convinta anche l’Antitrust, la quale aveva già annunciato di voler prendere provvedimenti contro la decisione di Cupertino. Tanto più che Apple aveva deciso di negoziare “accordi particolari” con alcuni editori, inasprendo ancor di più gli animi di chi restava a guardare.

Ma alla fine Apple non è riuscita ad imporre la propria volontà e, spaventata dalla possibilità che l’Antitrust stroncasse le sue aspirazioni, ha fatto un passo silenziosissimo passo indietro, tentando di evitare che la retromarcia assumesse i colori della disfatta o di un’imbarazzante ritirata.

Eh sì, perché la verità è che la compagnia di Cupertino ha ceduto su tutta la linea, rinunciando anche a tenere per sé i dati dei clienti che comprano gli abbonamenti tramite iTunes e accettando di fornirli ai “proprietari” delle applicazioni, ovvero gli editori.

Dato questo ed altri avvenimenti, forse sarebbe il caso di sottolineare che l'infallibilità non esiste, è pura mitologia tech, utile a creare un'aura di santità intorno a certe marche e a rendere invisibili i piccoli nei. Eppure, in questi anni, di nei l’azienda di Cupertino ne ha collezionati diversi. Volendo concentrarsi solo sugli ultimi tempi, pensiamo ad Apple TV, MobileMe, Ping, The Daily… Tutti inequivocabili flop che, però, sono sempre passati in sordina.

Tutti conoscono i fallimenti di Cupertino, ma non vengono mai evidenziati.

Una delle tante cose che Steve Jobs sa fare meglio di chiunque altro –infatti- è massimizzare i risultati positivi e minimizzare i flop.

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